CHI RESTA DEVE CAPIRE
Crescere in maniera diversa nella Calabria degli anni Ottanta. Ovvero all’interno di una comunità di accoglienza dove, accanto a uno zoccolo duro fatto da persone disabili, ruotano familiari, preti, obiettori di coscienza e “tossici”. In una sorta di famiglia allargata dove ognuno lascia il proprio segno, anche chi passa in maniera rapida e fugace. S’intitola “Chi resta deve capire” il romanzo d’esordio di Cristina Lio, trentasettenne nata all’interno della Comunità di Capodarco di Fermo da madre disabile e padre ex obiettore di coscienza, in tempi in cui il rifiuto della leva non era scelta facile né scontata. “Mio padre partì dalla Calabria alla volta di Capodarco – racconta –. Poi incontrò mia madre, decisero di sposarsi e dopo qualche tempo si unirono al gruppo che fondò una nuova comunità di accoglienza a Lamezia di Terme. Partirono con don Giacomo Panizza e un gruppetto di persone con disabilità. All’inizio si contavano sulle dita di due mani”. Ed è in questa strana famiglia che cresce la piccola Cristina, così come la protagonista del romanzo, che il lettore incontra per la prima volta all’età di 11 anni e segue fino al principio dell’adolescenza. Esattamente nel periodo in cui la ragazza mette a fuoco la particolarità della sua esperienza di vita. “La mia famiglia allargata mi ha permesso di crescere con un’apertura di vedute eccezionale, ma si trattava di una situazione difficile da comunicare ai miei coetanei perché molto distante dai loro vissuti. Perciò la protagonista del libro trascorre molto tempo da sola, osserva gli altri attentamente e impara da loro”. Dalle persone disabili che vede come assolutamente normali e anche dai “tossici”, gente che viene da fuori, a volte da una vita di strada, che la comunità accoglie soprattutto come persone da aiutare.
Cristina Lio è laureata in Dams (Disciplina delle arti, della musica e dello spettacolo) e specializzata in sceneggiatura cinematografica e televisiva a Milano. Attualmente lavora all’interno della Comunità Progetto Sud, occupandosi di amministrazione, ma anche di inserimenti lavorativi e progetti di educazione con i giovani. Inoltre realizza video sull’esperienza delle tante cooperative che oggi fanno parte della galassia di Progetto Sud. Una realtà che è cambiata nel corso degli anni. Dalla semplicità degli esordi, quando tutti vivevano in un ex asilo mantenendosi grazie a una tipografia e alla lavorazione artigianale del rame a una struttura più complessa, fatta di numerose realtà cooperative che operano nei vari settori del Welfare. Ma è proprio lo spirito pionieristico dei primi anni che trova spazio nel romanzo, quando i membri della comunità combattevano per i propri diritti attraverso manifestazioni eclatanti, che riflettevano lo spirito dei tempi.