HO SOGNATO UNA STRADA I diritti di tutti
“Cécile, non tornare finché non trovi ciò che stai cercando”. Con queste parole, pronunciate dalla madre al momento della sua partenza, l’ex ministra dell’integrazione Cécile Kyenge ha lasciato la Repubblica Democratica del Congo, suo paese natale, per arrivare in Italia e realizzare il suo grande sogno: quella di diventare medico. Da questo sogno inizia il viaggio di una donna che arriva in Italia in un “settembre particolarmente uggioso”, a soli 19 anni. Era il 1983 e di stranieri nel nostro paese ce n’erano ancora pochi. “Ho sognato una strada” è la storia di una donna, la prima donna nera a far parte del governo italiano, ma innanzitutto è la storia di un’attivista per i diritti umani, che non si è accontenta “semplicemente” di curare i malati ma ha voluto andare oltre, per esaudire il suo “desiderio di aiutare il prossimo anche in una prospettiva più ampia”. E questa prospettiva è l’impegno politico. Nel suo libro Cécile Kyenge ricorda la strage di Prato e quella di Lampedusa, le centinaia di migranti vittime del mare che hanno fatto di un’isola stupenda un “approdo di morte”, le testimonianze di donne e uomini respinti in mare o di chi si sente cittadino italiano nonostante per legge non lo sia. L’eredità lasciata dalla Bossi-Fini, dal “pacchetto sicurezza” e la mancata approvazione dello “ius soli” non hanno di certo ridotto il flusso dei migranti, sulla cui gestione anche l’Europa, secondo la Kyenge, è chiamata a intervenire. “Non ha senso chiedersi se si è a favore o contro la società multiculturale – dichiara nel libro – perché le civiltà monoculturali non esistono né sono mai esistite”. La bellezza del nostro paese proviene infatti dal nostro grado di apertura all’altro e il sentimento di cittadinanza può passare unicamente attraverso la condivisione. Dei diritti, prima di tutto.