Immigrazione

L'EUROPA DEI TALENTI Migrazioni qualificate fuori e dentro l’Unione Europea

Autore: a cura di Benedetto Coccia, Antonio Ricci - Istituto di Studi Politici “S. Pio V” - Centro Studi e Ricerche IDOS
Anno: 2019
Editore: IDOS Edizioni
Pagine: 270
L’Europa-dei-talenti
Analizzare la questione delle migrazioni qualificate da, per e dentro l’Unione Europea non come una minaccia ma come un tema di grande attualità, sottolineandone gli aspetti positivi e negativi. Questo l’obiettivo del rapporto “Europa dei talenti” promosso dall’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” e realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS.
In un’Europa che progressivamente invecchia in assenza di immigrazione, la forza lavoro diminuirà di 17,5 milioni nel prossimo decennio, in larga misura in Italia, e già oggi si riscontrano 3,8 milioni di posti vacanti a causa delle carenze in settori chiave come le scienze, la tecnologia, l’ingegneria e la sanità, mentre gli attuali 12 milioni disoccupati per oltre la metà hanno un basso livello di competenze.
Entro il 2020, per esempio, si determinerà la mancanza di 756mila figure altamente qualificate nelle telecomunicazioni e di circa 1 milione nel settore sanitario tra dottori, infermieri, dentisti, ostetriche e farmacisti.
Risulta urgente un maggiore approfondimento di questa problematica, anche perché secondo la Commissione Europea l’immigrazione altamente qualificata può assicurare fino a 6 miliardi di euro di vantaggio economico annuale.
Eppure, il mercato del lavoro UE stenta ad utilizzare a pieno il talento degli stessi immigrati già presenti e poco funzionale risulta lo strumento della Carta blu UE, che nel 2017 ha contato appena 24.305 rilasci (di cui solo 301 in Italia).
All’inizio del 2017 sono 16,9 milioni i cittadini comunitari attivi in un altro Stato membro, oltre a 2 milioni di frontalieri (sia lavoratori che studenti). Tra di essi, 3,6 milioni sono lavoratori mediamente qualificati e quasi 3 milioni altamente qualificati (numero quasi triplicato rispetto al 2004). Un terzo è inserito in settori altamente qualificati, come la sanitò (11,0%), le attività professionali, scientifiche e tecniche (12,0%) e l’istruzione (10,6%).
In ogni caso, l’aumento delle occupazioni non o poco qualificate tra gli altamente qualificati comunitari attesta un processo di crescente sottoutilizzo (brain waste) di questi giovani migranti, connesso con le difficoltà economiche che coinvolgono quasi un’intera generazione, alle prese con la disoccupazione diffusa, la crescente instabilità lavorativa, un costo della vita relativamente più alto rispetto al salario. Del resto, è significativo che i due terzi degli studenti internazionali non-UE, una volta laureati, preferiscono insediarsi in un paese non europeo.
In Italia la situazione è ancora meno soddisfacente per il basso tasso di occupazione (10 punti percentuali e 3,8 milioni di occupati in meno rispetto alla media UE-15). Notevoli sono le carenze in alcuni comparti ad alta qualificazione (sanità, istruzione e pubblica amministrazione). In particolare, dei 2.423.000 occupati stranieri rilevati dall’Istat nel 2017, quasi 2 su 3 (62,8%) svolgono professioni non qualificate o operaie e solo 1 su 14 (7,2%) fa lavori qualificati, risultando più spesso sovraistruiti (nel 35,5% dei casi gli immigrati svolgono mansioni al di sotto del loro livello di formazione). Continuano tuttora a essere limitati gli spazi offerti ai lavoratori qualificati non comunitari (5.000 nel 2017).

Cerca nella sezione libri