Oscar, “Coda - I Segni del cuore” conquista tre statuette
BOLOGNA - Dopo vari riconoscimenti internazionali, “Coda - I Segni del cuore” conquista anche tre premi Oscar: al miglior film, alla miglior sceneggiatura non originale e a Troy Kotsur come miglior attore non protagonista. Diretta da Sian Heder, la pellicola distribuita da Eagle Pictures è già arrivata nelle sale. Remake del pluripremiato film francese “La Famiglia Belier”, questo emozionante rifacimento è interpretato da Emilia Jones, nella veste di protagonista, e vede nel cast anche attori sordi, tra cui il premio Oscar Marlee Matlin (per “Figli di un dio minore”) e il neo premiato Troy Kotsur che ha dedicato il premio alla comunità Coda (Children of deaf adults), alla comunità sorda e a tutte le persone con disabilità: «Questo è il nostro momento», ha detto concludendo un discorso particolarmente toccante. Ed è questo fatto, insieme all’essere interpretato nella lingua dei segni americana, a rendere i tre premi Oscar davvero inaspettati.
In “Coda - I Segni del cuore”, la giovane protagonista Ruby Rossi è l’unica persona udente nella sua famiglia. La diciasettenne, prima di andare a scuola, lavora sulla barca di suo fratello e dei suoi genitori per aiutarli nella pesca. Da quando la ragazza è entrata a far parte del coro della scuola, scopre di avere una smodata passione per il canto. Il suo maestro Bernardo crede ci sia qualcosa di speciale nell’adolescente e la spinge a prendere in considerazione una prestigiosa scuola di musica per il suo futuro. Ruby si troverà davanti a un bivio: abbandonare i suoi genitori e la costa del Massachusetts per seguire il suo più grande sogno o continuare ad aiutare la famiglia.
Fin dall’inizio, Sian Heder ha insistito sul fatto che i ruoli di Frank (il padre), Jackie (la madre) e Leo (il fratello) fossero interpretati da attori sordi. «Non è mai stata un’opzione, per me, fare questo film con attori udenti nella parte di persone sorde. Sarebbe stato culturalmente inaccettabile», ha commentato la regista. «Inoltre volevo raccontare una storia veramente autentica. Ho visto molto talento durante le audizioni per questi ruoli: c’è un incredibile mondo di attori sordi, in particolare all’interno della comunità teatrale». E ancora: «Scrivere e realizzare questo film mi ha davvero cambiato la vita, come artista e come essere umano», ha detto Heder ritirando il premio per la migliore sceneggiatura non originale, prima di festeggiare anche la statuetta più ambita. La regista ha poi ringraziato la comunità sorda e quella dei suoi figli udenti per ciò che le hanno insegnato. E pazienza se ha vinto un film buonista, politicamente corretto, a sostegno di un argomento sempre più urgente come quello dell’inclusività, perché comunque si tratta di portare avanti battaglie davvero sacrosante. (mt)