Fuori dai flutti
Il tema di questa domenica può essere definito dai segni eccezionali dell’agire del Signore sulla natura.
Non sono molti i miracoli riguardanti le condizioni generali della vita quotidiana. Ricordiamo la moltiplicazione dei pani, la maledizione del fico, la pesca miracolosa, le nozze di Cana.
Alcuni miracoli sono narrati da tutti e tre i Sinottici: secondo gli studiosi sono ricordati dai primi racconti verbali delle comunità cristiane.
La tempesta
Il miracolo della tempesta sedata può essere interpretato da molti dettagli. La narrazione di Marco è puntuale: il vento, la tempesta, la barca, la paura dei discepoli, Gesù che dorme, il comando di Gesù, infine la domanda «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Infine, la considerazione dei discepoli: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Anche il brano tratto dal Libro di Giobbe, in linguaggio sapienziale, si chiede chi abbia disposto l’assetto del mondo, con mari e terraferma.
Le considerazioni per il nostro momento, mettono al centro dell’attenzione la dinamica – non sempre lineare – tra scienza e fede.
Il mondo moderno è abituato, grazie anche agli sviluppi delle ricerche e delle comunicazioni, ad offrire le spiegazioni di tutti i fenomeni.
Gli scienziati più onesti dichiarano che le scienze sono sempre e comunque in divenire: in altre parole la ricerca è continua, in ogni ambito delle conoscenze.
Nonostante questo, la convinzione comune è quella di possedere il dominio del creato e della vita del mondo.
Senza negare la positività della conoscenza scientifica, rimane la domanda centrale per la propria vita e di quella del mondo: chi ha creato tutto questo e, soprattutto, che avverrà alla fine del tempo?
Fuori dai flutti
A queste ultime domande può rispondere la fede: una visione che, senza tradire gli sviluppi delle ricerche umane, risponde a una dimensione che va oltre la storicità della vita.
Noi cristiani crediamo che Cristo ci ha rivelato il volto di Dio, perché ha comunicato con parole e gesti umani la verità. Il suo essere uomo ha dato la sicurezza della connessione tra la divinità e il nostro esistere.
Credendo in lui siamo certi di essere in contatto con Dio.
Lo riconosciamo non solo creatore del mondo e attento alle vicende dell’umanità, ma comune a noi che esprimiamo nell’intelligenza, nella volontà e nelle emozioni.
Soprattutto nei momenti di dubbio o di prova (la tempesta nel lago di Genezareth) possiamo appellare al suo spirito che guida verso la salvezza.
A proposito il Salmo canta:
«Coloro che scendevano in mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
videro le opere del Signore
e le sue meraviglie nel mare profondo.
Egli parlò e scatenò un vento burrascoso,
che fece alzare le onde:
salivano fino al cielo, scendevano negli abissi;
si sentivano venir meno nel pericolo.
Nell’angustia gridarono al Signore,
ed egli li fece uscire dalle loro angosce.
La tempesta fu ridotta al silenzio,
tacquero le onde del mare.
Al vedere la bonaccia essi gioirono,
ed egli li condusse al porto sospirato.
Ringrazino il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini».
San Paolo conferma:
«Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove».
23 Giugno 2024 – Anno B
XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B
(1ª lett. Gb 38,1.8-11-– Salmo 106 (107) - 2ª lett.: 2Cor 5,14-17 – Vangelo: Mc 4,35-41