I doni ricevuti e la riconoscenza
Le gesta del profeta sono descritte con molti miracoli: purificazione delle acque, miracolo dell’olio della vedova, risurrezione del figlio della Sunnamita.
Non è un profeta di condanna, è un taumaturgo che, in nome di Dio, procura prodigi.
Accetta un dono
Il racconto di Naamàn è particolare perché si riferisce a una persona importante (comandante dell’esercito del re). La malattia che lo colpisce è una delle più temute: la lebbra è contagiosa, senza alcuna cura, con la segregazione dalla comunità per tutta la vita. E’ invalidante perché deturpa la pelle in ogni parte del corpo.Naamàn è riconoscente: il racconto esplicita la sua conversione: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Al rifiuto del profeta del dono offerto, la ricompensa consiste nel dedicare un altare al Dio vero al quale si è convertito.
Una particolare riconoscenza perché non è diretta alla persona, ma alla fede alla quale il profeta crede.
La riconoscenza è rivolta a Dio che ha compiuto il miracolo, perché il «corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra]».
Un racconto puerile nella sua narrazione, ma profondamente religioso nella sostanza.
Abbi pietà
Il Vangelo ritornerà sui miracoli della lebbra. In un primo testo i tre Vangeli sinottici narrano della guarigione di un lebbroso. Il solo evangelista Luca racconta il secondo miracolo dei dieci lebbrosi.Il racconto ha una serie di dettagli che lo rendono unico.
L’incontro avviene con un nucleo di lebbrosi già segregato; sul cammino di Gesù verso Gerusalemme, sul quale cammino l’evangelista Luca insisterà perché Gesù si reca coscientemente verso l’ora ultima della salvezza. Attraversa la regione della Galilea e della Samaria.
I lebbrosi gridano perché non possono avvicinarsi a nessuna persona sana. Invocano «Abbi pietà di noi», una frase che manifesta chiaramente la disgrazia di chi è colpito dalla malattia crudele. Gesù interviene subito, appena li vede.
Li invita a farsi purificare, secondo legge: infatti la malattia era interpretata anche come impurità.
Il brano certifica che mentre andavano a purificarsi furono guariti. Il miracolo è compito con la semplice indicazione della parola.
C’è il ritorno di uno dei dieci che vuole ringraziare. «Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano».
La lezione è duplice: uno straniero (anche nemico come i samaritani) loda Dio, si prostra per ringraziare Gesù. La conclusione: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Invocare il miracolo a Dio di fronte a disgrazie importanti è frequente. Se la scienza non ha più risorse, se non esite cura possibile, se il futuro risulta penoso e doloroso, invocare Dio è normale. A volte lo si può invocare con umiltà e fiducia, come "abbi pietà" dei dieci lebbrosi, altre volte con rabbia e rancore. Di fronte al male sorge spontanea la domanda: perché a me?
Nessuno sarà in grado di dare una risposta. La stessa Bibbia ha dedicato l’intero Libro di Giobbe per affrontare la "gratuità" del male. Cercare risposte razionali non è possibile, soprattutto di fronte a disgrazie strazianti e gratuite.
In queste situazioni la fede può aiutare a chiedere il miracolo, oppure chiedere la forza per affrontare il male.
La risposta non è scontata ed è essa stessa mistero. La riconoscenza non sempre è esplicita. Avviene di fronte a un dono ricevuto, oppure, con rancore può essere evitata per non ritenersi in dovere di ringraziare.
Vale l’autentica fede in un Dio misericordioso nonostante il male ricevuto. E’ un atto eroico: non c’è infatti giustificazione di fronte alla non responsabilità del male.
Al di là del bisogno è forse utile lodare Dio e riconoscerlo per tutti i benefici ricevuti, senza averli meritati.
La vita non è sempre e continuamente male: ci sono momenti di felicità e di occasioni che rendono facile la vita. L’apprezzamento dei doni aiuta a concepire l’esistenza secondo la mente di Dio, insondabile e inspiegabile.
Non significa rinunciare alla propria razionalità, ma semplicemente comprendere che i doni ricevuti sono misteri, come misteri sono i dolori e le prove.
Il Vangelo di Matteo suggerisce. «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa. Qual è l'uomo tra di voi, il quale, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra?».
E’ una speranza che può sorgere solamente con una grande fede.
9 Ottobre 2022 Anno C
XXVIII Domenica tempo ordinario
(1ª lett. 2 Re 5,14-17 - 2ª lett. 2 Tm 2,8-13 – Vangelo: Lc 17.11-19)