I miracoli esistono, sono anche quelli della vicinanza e della misericordia
Non sappiamo di che male fosse afflitta la donna: importante la sottolineatura del modo di agire del Nazzareno.
La tristezza e il dolore
Con la prima lettura, tratta dal Libro di Giobbe, si evidenziano la tristezza e il dolore di una condizione compromessa.«I miei giorni scorrono più veloci d'una spola, svaniscono senza un filo di speranza. Ricòrdati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene».
E’ una chiara espressione dell’abbandono di un uomo giusto che è colpito da mali, la cui origine non sa spiegare.
Non si accontenterà di quanto gli diranno gli amici; la disperazione è la via di uscita per una condizione diventata insopportabile.
Storie simili attraversano la vita di molte persone e di molte famiglie. Addirittura, in alcune circostanze, sembra che il male si accanisca con qualcuno, fino a raggiungere sofferenze mostruose.
Di fronte a situazioni simili non c’è risposta. Il male colpisce dove vuole, senza conoscerne la causa, né il significato.
E’ inutile inventare risposte fatte di parole: solo il silenzio rispettoso può accompagnare forti dolori.
Tale presenza aiuta semplicemente a non lasciar sole le persone, nella speranza che sia di sollievo. Non sempre funziona, ma è l’unica risposta possibile.
Al male, d’altra parte, ognuno risponde appellando alle proprie energie. A volte il coraggio, a volte la sublimazione, a volte la disperazione, a volte la preghiera. Nessuno può addentrarsi nel dare giudizi che non gli competono. Può solo accompagnare, perché oltre il dolore, la solitudine creerebbe ancora più danni.
C’è chi appella a Dio, invocando grazia e felicità. Se ne fa portavoce il salmo 146:
«Risanaci, Signore, Dio della vita.
È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi».
Il miracolo della vicinanza
Il Signore Gesù risponde al male con il miracolo. Un’esperienza di invocazione che tutti sperimentiamo. Quando la scienza, la vicinanza, ogni cura sembrano non funzionare ricorriamo a Dio che “può tutto”, come ha ricordato la Madonna all’annuncio della maternità: «Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome».
Molti non credono ai miracoli: a loro spetta rifugiarsi nella caducità della vita, con i suoi problemi e angosce.
Invocare la potenza dell’Altissimo è un atto di umiltà, ma anche di fiducia. I miracoli sono rari, ma non impossibili. La Chiesa li certifica, dopo esami severi e coscienziosi.
A noi che restiamo legati alla realtà della vita resta l’indicazione di fare il miracolo della vicinanza e della misericordia.
Non soltanto nei casi estremi e disperati, ma anche in tutte le situazioni di sofferenza. Miracoli non immediati sono come interventi straordinari: accudire, consolare, accompagnare, non abbandonare sono miracoli non risolutivi, ma certamente utili.
Rassomigliamo così alla misericordia di Dio, anche se combattere le leggi della natura non è a nostra misura.
Ciò vale non soltanto per le questioni vicine e domestiche, ma vale anche per i problemi grandi che affliggono la terra.
Una coscienza retta e attenta permette di portare aiuto sempre positivo e benefico, se non altro per impedire altri mali o mitigare quelli esistenti.
Il cristiano è chiamato all’opera di pietà, così come agisce il nostro Dio e come ha agito Cristo.
7 Febbraio 2021 – Anno B
V Domenica del tempo ordinario
(1ª lett.: Gb 7,1-4.6-7 - 2ª lett.: 1Cor 9,16-19.22-23 – Vangelo: Mc 1,29-39)