12 maggio 2022 ore: 21:28
Società

L’unicità e la prospettiva positiva della felicità-pace

di Vinicio Albanesi
La liturgia offre la continuazione dei viaggi di San Paolo. I nomi delle località indicano quanto sia stato attivo l’apostolo nel suo pellegrinare. Le comunità sono già evolute. Non si tratta più di piccole riunioni nelle case di qualcuno, ma di comunità che sono già organizzate

Prima organizzazione

La novità assoluta è che lo stesso Paolo "designa per loro in ogni Chiesa alcuni anziani". Non è stato scritto con quali funzioni: è però evidente che è la prima organizzazione che appare nella Chiesa. L’altra istituzione è stata quella dei diaconi, di cui parlano gli stessi Atti degli Apostoli. Si parla anche del Vescovo nella Lettera a Tito. Dunque, fin dalle prime battute della composizione delle comunità cristiane, emerge la necessità di organizzare il gruppo. Per quanto può apparire particolare, in realtà ogni gruppo ha bisogno di guida di riferimento. La discussione è su quali poteri sono assegnati a ciascun organo.

Nella Chiesa cattolica lo schema è molto lineare. La base della comunità è composta dai battezzati, che risultano tali con il sacramento del Battesimo. Con il sacramento dell’Ordine sono ordinati i diaconi e i presbiteri (un tempo chiamati anziani). Con un grado superiore dell’Ordine sono consacrati i Vescovi. Il Vescovo di Roma viene indicato come espressione dell’unità di tutta la Chiesa perché Vescovo di Roma. E’ un’elezione non una consacrazione.

Questo schema è tale dai primi secoli della Chiesa. Gli approfondimenti recenti in ambito cattolico hanno discusso la possibilità che le donne possano diventare diaconi. Le altre fedi cristiane accettano che il sacramento dell’ordine sia conferito alle donne (protestanti) e che il Sommo Pontefice non abbia nessuna autorità sugli altri Vescovi (ortodossi).
Con Concilio Vaticano II si è definitivamente abbandonato lo schema secolare che richiamava l’organizzazione statale o addirittura monarchica, per indicare una visione di comunità, i cui componenti, pur con diversi ruoli, sono chiamati tutti a una vita secondo le indicazioni del Vangelo.
Ai battezzati sono state riconosciute funzioni un tempo affidate impropriamente al clero.
I religiosi, in questo schema organizzativo, hanno un percorso a parte. Essi si distinguono per i tre voti (ubbidienza, castità, povertà) e possono essere sia ordinati che semplici battezzati.
L’attenzione recente è stata posta molto sul fondamento del battesimo che crea effettivamente un’appartenenza alla vita della Chiesa, con le conseguenti funzioni sia sacre, sia profane connesse con la vita ecclesiale.
Questa visione solo in parte è stata accolta, anche se sono evidenti alcune novità: catechisti e catechiste, lettori e lettrici, ministri e ministre straordinarie dell’eucarestia.
Non è ancora adeguatamente valorizzata la figura del diacono: prevale sempre, anche senza necessità, la figura del presbitero.

La tenda degli uomini

Il brano dell’Apocalisse, oltre a sognare un mondo dove non ci sarà né lutto, né lamento, insiste sulla santa Gerusalemme.
La visione, oltre che positiva, finalmente in pace perché sono scomparsi tutti i mali del mondo, sogna un’umanità unica, simboleggiata dalla città santa:

«Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva
Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio».

Il richiamo evidente è alla creazione. Come l’umanità è stata creata da Dio con i progenitori, così egli continuerà ad essere presente nel mondo, raccogliendo, come in una tenda, tutta l’umanità.
Queste immagini sono ben significative nella concezione del cristianesimo. Con due caratteristiche, l’unicità e la prospettiva positiva della felicità-pace.
E’ il richiamo all’unico popolo del mondo. Per la fisicità delle persone i popoli sono sorti da famiglie, gruppi, tribù, nazioni, assumendo forme di vita, di linguaggi e di costumi diversi: in realtà appartengono all’unica razza possibile che è quella umana.
Un concetto troppo spesso messo in discussione dalle particolarità delle nazioni. I concetti di dignità, di parità, di uguaglianza, di democrazia nascono e garantiscono uguali trattamenti proprio dall’origine unica e dalla destinazione finale dell’umanità. Per i cristiani, come dono di Dio; per gli scienziati come evoluzione della specie: ma la parità rimane.
Le differenze, i diversi progressi, le disuguaglianze sono opera umana e non di Dio che ha pensato, fin dall’origine del mondo, ad un unico popolo. Ogni pensiero e azione contrari al rispetto umano non è cristiano.

Oltre l’affetto

Si richiama spesso, nella cultura cristiana il concetto dell’amore di Dio per noi; del nostro verso Dio e infine dell’amore reciproco.
In realtà la dimensione amorevole è stata orientata alle relazioni affettuose, confondendo amore con affetto. Così è per la famiglia, così per il lavoro, così nell’ambito sociale. Tra gli stessi cristiani identificare affetto e amore significa ignorare la radice profonda dell’amore cristiano.
In senso profondo amore significa rispetto, ascolto, perdono, accoglienza, giustizia.

Il testo del Vangelo dice:

«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

E’ evidente che da parte di Dio non c’è solo la relazione affettuosa: viene fatta intravvedere quando il Signore Gesù parla di Dio come Padre o quando i testi sacri parlano di fratelli e sorelle.
La sostanza dell’amore è ben altra cosa che l’affetto. Nell’affetto è presente l’emozione. Per questa ragione si amano i coniugi, i figli, le persone e le cose care; nell’amore prevalgono i valori fondamentali che creano relazioni stabili e rispettose.
Nella storia della Chiesa questo valore così profondo e morale è stato confermato per la famiglia, gli amici, anche per gli animali. Si è molto attenuato, addirittura a volte negato, nei confronti dell’umanità in genere.


15 Maggio 2022 - Anno C
V Domenica di Pasqua
(1ª lett.: Att 14, 21-27) - 2ª lett.: Ap 21, 1-5 –  Vangelo: Gv 13, 31-33. 34-35)