27 ottobre 2022 ore: 18:36
Società

Oggi devo fermarmi a casa tua

di Vinicio Albanesi
La liturgia di questa domenica, con le sue tre letture, è estremamente consolatoria. Il brano della Sapienza è uno dei testi più teneri e comprensivi. Il Dio narrato è qualcosa di più di una persona umana. Si riconosce a lui l’essere creatore di ogni cosa, vicino alla sua creazione che ha voluto e che continua ad assistere e a proteggere

Il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose

L’autore dello scritto sa bene che il mondo è grande, ma anche piccolo e precario:
«Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia,  
come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra».
Una piccola e grande cosa: cosciente della pochezza, Dio è disponibile alla pazienza e alla benevolenza:
«Hai compassione di tutti, perché tutto puoi,
chiudi gli occhi sui peccati degli uomini,
aspettando il loro pentimento».
I peccati umani non sono irreversibili; possono essere corretti e per questo Dio è paziente. La sua pazienza poggia sulle creature come un padre che attende che i suoi figli crescano e comprendano. Si insinua l’idea che le
mancanze umane siano state previste: forse una creazione imperfetta. Si può invece dire che la creazione è limitata. Si inserisce il concetto della libertà. Nella creazione limitata le creature umane possono scegliere: Dio è
cosciente di questa limitatezza. E’ la condizione che ha voluto; per questo è comprensivo e non aggressivo. Potremmo dire che Dio, amando tutto, ama anche i limiti della creazione. Una visione che cancella l’idea onnipotente e lontana dei filosofi. Non è il Dio potente e iroso delle antichità pagane, ma nemmeno quel flusso indefinito che le nuove spiritualità appellano per una spiritualità fatta di sensazioni e di volatilità.
Dio esiste, il mondo esiste creato da lui: tra il mondo e Dio c’è una relazione affettuosa, rispettosa e
libera: 
«Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue,
Signore, amante della vita.
Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose».
La visione positiva verso la creazione è totale: lo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Ciò significa che la creazione è dotata di una positività eterna. Altri si fermeranno ai limiti della creazione. Il Libro della Sapienza ha una visione positiva del creato, anche se, non ne nasconde i limiti. In termini pratici significa che le persone umane, dotate di intelligenza e di volontà, sono chiamate a mantenere e a sviluppare le parti nobili e degne della creazione. Il cristianesimo diventa una religione che è aperta a ogni sforzo di perfezionamento della natura, in qualsiasi campo: scientifico, creativo, di pensiero e di azione. Non si può dunque parlare di oscurantismo: in alcune epoche i cristiani e anche i loro superiori si sono arrogati diritti che non avevano. Dio, abbiamo letto domenica scorsa, è giudice giusto e non fa distinzione tra le persone. E’ lo spirito evangelico che non suggerisce orizzonti umani, ma prospettive che avvicinano al pensiero e all’agire di Dio. C’è un passaggio di qualità, perché l’orizzonte che ci viene proposto non è umano, ma solo ed esclusivamente divino. Un orizzonte difficile da intravvedere, ma soprattutto da raggiungere.

Oggi devo fermarmi a casa tua

Il brano del Vangelo è singolare. Racconta un episodio con dettagli nella città, Gerico, e della persona, Zaccheo, che Gesù ha incontrato. Non sappiamo se l’evangelista Luca abbia voluto esaltare l’episodio: sicuramente, nella tradizione orale dei primi cristiani, questa piccola storia è avvenuta. La caratteristica è il mestiere che Zaccheo faceva, oltre l’essere di statura piccola. Era addirittura il capo dei pubblicani: ebrei traditori, che a nome dell’invasore romano, raccoglievano i tributi a favore degli occupanti. A causa delle tasse da pagare, da richiedere a propri concittadini, un pubblicano era un uomo abietto. Non a caso c’è la parabola che lo pone in fondo al tempio per invocare «Dio, abbi pietà di me». Per di più Zaccheo era capo dei pubblicani: una figura apicale. Molto ricco, perché dalla riscossione delle tasse i pubblicani sottraevano parte del denaro per se stessi. Gesù lo invita a dialogare, promettendo addirittura di voler recarsi nella sua casa. Tutti si scandalizzano perché Zaccheo era ritenuto pubblicamente peccatore. Non è descritta la conversazione, ma è chiarissima la conclusione: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». L’esempio offerto dal Vangelo di Luca è in piena linea dell’azione di Gesù. Per prima cosa rompe la proibizione di interloquire con persone ritenute indegne: addirittura le visita in casa. Offre una prospettiva superiore, affidata alla libertà di coscienza, attendendo la risposta del ripensamento. L’ultima frase del brano, in bocca a Gesù, ritorna sulla prospettiva spirituale che è la salvezza, intesa come liberazione dal male: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo, infatti, è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

30 Ottobre 2022 Anno C
XXXI Domenica tempo ordinario
(1ª lett. Sap 11,22-12,2 - Sal 144 (145 - 2ª lett. 2 Ts 1,11-2,2 - – Vangelo: Lc 19,1-10)