30 settembre 2022 ore: 16:00
Società

Responsabilità, fede e maturità interiore

di Vinicio Albanesi
Le letture di questa domenica puntano decisamente verso le responsabilità che ogni creatura vivente, sia essa credente o agnostica, deve assumersi
L'invocazione del profeta Abacuc è caratteristica della reazione di fronte alle ingiustizie e alle violenze del mondo. Chiama Dio perché risolva quanto di sbagliato c'è nel mondo. Nasconde da una parte l’impossibilità delle forze umane a combattere il male; dall’altra vorrebbe che Dio intervenisse direttamente.

Rapina e violenza

Sono sentimenti che anche oggi, di fronte alle violenze del mondo, si esprimono soprattutto di fronte a mali, talmente grandi e difficili da affrontare, così da invocare forze superiori. Il profeta registra: «Ho davanti a me rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese».
La risposta che il profeta mette in bocca alla parola di Dio, non è la speranza che le violenze cesseranno, ma invoca la responsabilità di ciascuno perché appelli alla propria coscienza: «Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede».
E’ il modo di dire che soltanto chi ha fede può sperare di portare il bene e combattere il male. Una lezione preziosissima: Dio ha disposto la creazione con libertà. Chi segue il suo insegnamento può sperare di essere umile, disponibile, costruttore di pace e di benessere. Vale anche per la natura: se rispettata nelle sue leggi si comporterà in maniera adeguata per la vivibilità del pianeta. Se violentata o male trattata risponderà con la sua difesa.
E’ quanto stiamo sperimentando recentemente, con episodi che sembrano dimostrare l’impazzimento della natura; in realtà sono reazioni a come è stata vissura. Un problema serio che non tutte le coscienze hanno compreso e interiorizzato.
La salvaguardia del creato è un dovere, oltre che una necessità. Non intervenire significa farsi del male. E' l’esortazione che San Paolo suggerisce a Timoteo: «Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato».

Servi inutili

Le parole del Vangelo sono illuminanti perché da una parte suggeriscono di comportarsi in maniera corretta e responsabile e dall’altra avvertono: «Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"».
E' un'esortazione profonda, perché solo da una fede convinta e tenace è possibile dichiarare che si è servi inutili.
Sono definitivamente superate tutte le tentazioni dell’eroismo e della superbia. Mettere insieme il proprio impegno convinto e non vantarsene è possibile solo grazie alla convinzione profonda che deriva da una maturità interiore difficile da raggiungere.
Quando si chiede di agire nel bene, la tentazione di far pesare l’impegno profuso è in agguato. Rimane radicato la considerazione del proprio io che, per generosità, si è comportato in modo diverso dall’istinto del tornaconto. Ritorna il concetto di elemosina: donare per propria generosità: il Vangelo suggerisce l’eroicità dell’essere normali, quasi che agire bene sia un comportamento naturale.
Si sottolinea il concetto della virtù: uno stato d’animo per cui l’azione verso sé e verso gli altri richiama un atteggiamento consolidato e non eccezionale.
Guardando la storia dei vari santi della Chiesa, uno dei criteri per definirli tali è la presenza delle "virtù eroiche".
Una vita spesa secondo i dettami del cristianesimo non eccezionalmente, ma normalmente, quasi a dire che è naturale essere persone pie, generose, attente ai bisogni degli altri, per la visione di Dio sempre presente: Come se non fosse necessario invocare uno sforzo per agire evangelicamente.
Una grazia da chiedere con intensità, proprio perché difficile.
Tale percorso non dipende dall’allenamento o dalla riflessione, ma giunge ad essere connaturale al proprio modo id pensare e di agire.
Una via lunga e sempre soggetta a verifica e perfezione. Il risultato è la naturalità di una personalità che, a distanza sembra eccezionale, ma per chi la vive diventa il normale agire giornaliero.
I moti dell’anima sono sempre molto complessi: fiducia, preferenze, empatie e antipatie. Affrontare il mondo con serenità, secondo le indicazioni suggerite dalla fede, è veramente straordinario. L’antica e sempre presente lotta tra la carne e lo spirito è come se fosse definitivamente superata perché è lo spirito che prevale nei giudizi, nelle relazioni, nei comportamenti.
Non a caso i discepoli chiedono al Signore «Accresci in noi la fede!». Altrettanto vera la risposta di Gesù: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
Appare un’esagerazione, ma la risposta vuol indicare il salto di qualità tra l’agire evangelico e quello umano.


2 Ottobre 2022 Anno C
XXVII Domenica tempo ordinario
(1ª lett. Ab 1,2-3;2,2-4 - 2ª lett. 2 Tm 1,6-8.13-14  – Vangelo: Lc 17,5-10)