Tre parabole, profonde e tenere, ci raccontano i grandi temi della nostra vita
La prima parabola (la pecorella smarrita), nella sensibilità odierna, è forse la più emotiva. Chi non si commuove di una bestiola innocua, utile nella vita degli uomini, portatrice di ricchezza? Mi raccontavano che se qualcuno addestra una capretta, essa ti riconosce e ti viene dietro come un cagnolino. Quando a Pasqua si uccidono gli agnelli per il pasto, un senso di smarrimento prende soprattutto se si sono ascoltati i suoi ultimi belati.
La seconda riguarda la preziosità delle cose: la moneta, simbolo di ricchezza, ma anche di sopravvivenza e di necessità per resistere con dignità al costo della vita. Infine il figliol prodigo tocca sentimenti intimi dell’unità che può essere immaginato tra un figlio e un proprio genitore. Soprattutto quando il figlio procura guai e rischia il proprio futuro.
Un’etica attenta
La prima lettura ricorda che può esistere un peccato grave: l’allontanamento dal proprio Dio per seguire altri dei.
Il primo comandamento che dichiara "non avrai altro Dio al di fuori di me" oggi sembra fuori contesto perché è interpretato come adesione ad altra religione.
In realtà chiede se Dio, con il suo pensare e il suo agire è al centro della vita che svolgiamo. Un esame dettagliato dice che questo non è sempre vero. Troppo spesso sono altre motivazioni che spingono all’azione. Dio rimane nella penombra per essere pensato e invocato all’occorrenza.
Egli, di fronte agli errori, nonostante tutto è accogliente; dice il salmo 50:
«Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzo».
La preghiera esprime l’umiltà del riconoscimento del proprio limite e fa appello alla grandezza del creature, che mai abbandona, nonostante i loro limiti ed errori.
Inquinamento, disuguaglianze, relazioni
Ritornando alle parabole l’insegnamento è profondo. Il mondo moderno ha grandi problemi nella gestione del creato. Papa Francesco con l’Enciclica "Fratelli tutti" ha attivato l’allarme per un mondo vivibile ed equilibrato.
La coscienza collettiva sta portando attenzione al problema della salvaguardia del creato, ma non è ancora pronta ad azioni che non squilibrino ulteriormente la natura.
Essere attenti all’ambiente significa rendere la vita più serena, senza gli eccessi che si pagano con rifiuti, inquinamenti e i recenti episodi dicono che intaccano anche la ricerca delle materie prime.
La pecora smarrita è il simbolo di un recupero che può essere fatto se si comprende l’importante delle singole vite e se si è disposti a garantire a tutti - significa tutti i popoli - in una convivenza umana e vivibile.
La moneta smarrita appare come un piccolo disagio che capita nella vita quotidiana di una famiglia. Intanto è la donna che si rende conto della mancanza. La moneta è spesso interpretata come ricchezza; in realtà è il mondo dello scambio, con il quale è possibile vivere. Le disuguaglianze nel mondo sono molte: a livello di popoli, di categorie, di singole persone. Le donne e i giovani pagano le distorsioni delle disuguaglianze.
Il nostro mondo ha forse superato ogni limite; stipendi che si differenziano fino a oltre 200 volte tra i più bassi e i più alti. Retribuzioni che pochi, privilegiati e arroganti, si arrogano senza ritegno, anzi con la pretesa di dover tutelare propri diritti. Un mondo diventato disumano perché la giustizia distributiva è stravolta e ignorata, ma è gestita da potenti per se stessi.
Ciò vale anche per le nazioni: paesi poveri sfruttati, depredati da beni preziosi (soprattutto materie prime) che, pur essendo proprietari delle risorse, sono sottoposti a ricatti e a regole solo predatorie, salvo poi lamentarsi da noi che i più coraggiosi scappano per trovare una nuova vita nelle nazioni del benessere.
Infine le relazioni familiari e amicali sono diventate problematiche: il figliol prodigo esiste ancora oggi. Ha nuovi volti, ma è immagine di una immaturità che rovina la crescita all’età adulta. La parabola rispecchia il mondo entro il quale la parabola è stata narrata, ma le difficoltà della crescita verso l’autonomia, (sembra un assurdo) stenta a camminare rapida.
Da qui le fragilità della famiglia, composta rapidamente, ma piena di problemi irrisolti, mancando un progetto solido di futuro. Insomma, le parabole ci ricordano i grandi schemi della vita sociale, economica, culturale e religiosa del mondo. Come se i problemi siano gli stessi, nonostante i millenni trascorsi.
La spiegazione è nella frase che abbiamo letto domenica scorsa dal Libro della Sapienza: «un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni». E’ la condizione nella quale viviamo. I problemi si ripropongono e chiedono soluzione, nonostante cambino circostanze e dettagli. Il Vangelo può essere la nostra via.
11 Settembre 2022
XXIV Domenica tempo ordinario - Anno C