25 euro al giorno, ''non possiamo pagare di più''
Pino è un testimone prezioso. Come molti anziani rosarnesi, ha una azienda agricola. E come molti, impiega anche lui immigrati senza documenti per la raccolta degli agrumi. Ogni anno, dà lavoro a quattro persone. Va lui a prenderli con la macchina. Ogni anno sceglie persone diverse, come capita. “Stavo buttando la spazzatura e ho appoggiato il sacco a terra, per chiudere il bagagliaio. In quel momento uno di questi africani aveva tirato il sacco nel cassonetto e mi chiedeva se avevo lavoro. E io gli ho detto che cercavo proprio quattro persone. E allora è andato a chiamare tre amici e li ho portati in campagna. Poi usi gli stessi. Ci si dà appuntamento per l'indomani mattina”. Come gli altri agricoltori, li paga 25 euro al giorno per sette ore di lavoro. Dalle otto alle dodici. E dalle tredici alle sedici. La paga prevista nella provincia di Reggio Calabria sarebbe di 32. Che con i contributi gli costerebbero 40. “Ci pagano troppo poco, non possiamo dargli di più” si giustifica. “Però mio padre insiste sempre per farli lavorare un po- di più. Se in tre giorni è finito il lavoro lui li chiama un'altra giornata, così fanno 100 euro”.
Randazzo è convinto di aiutarli. “Ogni mattina la vivo come un calvario. Ogni volta che passo dalla via nazionale. Tutti che ti alzano la mano e ti chiedono di farli lavorare e tu che non puoi aiutarli perché non ne hai bisogno”. Dopotutto anche volendo non gli si potrebbe fare il contratto perché non hanno i documenti. La storia va avanti da vent'anni. Alla fine degli anni Ottanta, racconta Randazzo, erano iniziati ad arrivare i marocchini. Vivevano in una masseria abbandonata, in campagna. Lui che non abitava distante, un giorno decise di portare loro qualcosa da mangiare. Lo ringraziarono e lo invitarono a entrare. Ricorda che c'erano dei cartoni a terra, sopra i quali dormivano. E che non c'era luce né acqua corrente. “Sono passati vent'anni – dice con amarezza - e non si è fatto nulla. Loro sono aumentati e noi abbiamo perso la sensibilità”.