"Never Alone", bando da 3,5 milioni per aiutare i minori non accompagnati in Italia
ROMA - Otto fondazioni unite per garantire accoglienza e inclusione ai minori stranieri arrivati nel nostro Paese. È il progetto Never Alone, un bando dedicato a organizzazioni del terzo settore e a enti pubblici, presentato questa mattina nella sede dell’Acri a Roma. L’iniziativa è stata promossa da Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Fondazione con il Sud, Enel Cuore, Fondazione CRT, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Monte dei Paschi di Siena e nasce in collaborazione con Epim (European Partnership Integration and Migration). L’obiettivo è quello di potenziare e innovare le modalità di presa di carico dei giovani stranieri sul territorio italiano attraverso un finanziamento di 3,5 milioni di euro.
“L’idea è nata al termine di una conferenza internazionale durante Expo”, ha affermato Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo. “Volevamo lasciare un segno tangibile di quell’incontro che ha visto l’adesione di fondazioni italiane e europee. Il nostro impegno oggi è quello di dare un aiuto ai minori che sbarcano sulle nostre coste al termine di un viaggio disperato. La conoscenza reciproca è l’unica via per superare le sfide dell’immigrazione: ci deve essere la disponibilità a conoscere l’altro, senza creare inutili muri. Se non si dà speranza ai bambini, la nostra società non ha futuro”.
Oltre che in Italia, saranno svolte azioni a favore dei minori anche in Germania, Belgio, Grecia. Gli ambiti di intervento sono: l’accoglienza, la formazione, l’accompagnamento all’autonomia nel passaggio alla maggiore età, la diffusione della pratica dell’affido e del sistema dei tutori volontari. Il finanziamento, che va da un minimo di 150.000 euro a un massimo di 700.000 euro per un totale di 3,5 milioni di euro, è riservato a partenariati pubblico-privati sull’intero territorio nazionale.
“Il bando prevede due fasi: nella prima chiediamo alle organizzazioni di inviarci delle proposte sintetiche entro il 16 maggio”, ha spiegato Bruna Bellini di Fondazione Cariplo. “Entro luglio vogliamo dei progetti più dettagliati che devono riguardare la seconda accoglienza e non quella emergenziale. A fine anno pensiamo di partire con le organizzazioni selezionate. Vogliamo accompagnare i minori che si avvicinano alla maggiore età verso un percorso di autonomia. Ma desideriamo anche avviare affidi familiari e nominare per ogni ragazzo un tutore”.
Nel 2015 secondo l’Unhcr su 154mila migranti sbarcati sulle nostre coste, oltre 16mila erano minori e di questi 12.360 risultavano non accompagnati, pari al 75 per cento di quelli arrivati. L’Egitto continua ad essere il Paese da cui proviene la maggior parte dei giovani (23 per cento), seguito da Albania (12 per cento), Eritrea (10 per cento) e Gambia (10 per cento). Poco più di un terzo è ospitato in Sicilia, seguono Calabria e Puglia. L’Italia è al terzo posto in Europa per le domande di protezione internazionale presentate dai minori, dopo Svezia e Germania.
“Il 95 per cento dei minori sono maschi”, ha raccontato Marzia Sica di Compagnia San Paolo. “Questo perché molte ragazze dichiarano di essere maggiorenni. Inoltre, l’81 per cento ha tra i 16 e i 17 anni, l’11 per cento 15 anni e il 7 per cento ha tra i 7 e i 14 anni”. Il dato più preoccupante è quello che riguarda i minori che si allontanano dalle strutture di accoglienza: “Nell’ultimo anno sono stati 6135 quelli scomparsi in Italia”. Secondo Europol, l’agenzia di intelligence europea, sono10.000 gli irreperibili in tutta Europa.
“La forza di questo progetto è nel rivolgersi alla parte più indifesa delle migrazioni: i minori”, ha detto Carlo Borgomeo, presidente di Fondazione con il Sud. “Un adolescente viene mandato in Europa dalla famiglia. I genitori si aspettano che il ragazzo guadagni immediatamente e questo lo rende più vulnerabile alla criminalità organizzata. Chi parla di integrazione non può non investire sui minori, è con loro che si costruisce il futuro. Questi ragazzi o si imbarcano verso altri Paesi o scelgono la strada del terrorismo. La domanda che ci dobbiamo fare è questa: l’Europa riesce ad essere un posto in cui l’integrazione è possibile? Il bando cerca di rispondere a questo quesito”.