Migranti e agenda Ue, Cir: sull'ingresso regolare non si è mosso niente
ROMA – “Sono uno dei pochi sostenitori dell’inesistenza della categoria astratta di migranti economici, credo che la convenzione di Ginevra oggi vada interpretata in maniera evolutiva. Una persona che viene dal Gambia, per esempio, sarebbe in teoria un migrante economico, ma se torna nel suo paese gli verrebbero negati tutti i diritti”. Lo ha sottolineato il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento Libertà civili e immigrazione, intervenendo oggi a Roma alla presentazione della pubblicazione del Cir “Ponti non muri”.
Morcone ha ricordato che “questo è un tema delicatissimo, soprattutto per noi che abbiamo un flusso di persone che vengono dall’Africa subsahariana – spiega -. L’ Italia ha fatto la sua parte con Mare Nostrum, siamo stati anche accusati di favorire il pool factor e poi si è arrivati a Triton, che di fatto scarica prevalentemente sulla Guardia costiera italiana tutta la situazione del Canale di Sicilia. Ma posso dire che quando le persone arrivano in Italia noi diamo loro un’accoglienza civile e onesta”.
Secondo il prefetto è necessario che l’Italia faccia “ogni sforzo per ritrovare con gli amici dell’Unione europea alcuni valori comuni”. Ma è anche importante affrontare la questione degli ingressi non per motivi umanitari ma economici. “Noi non consentiremo di bloccare nel Mezzogiorno d’Italia una massa di migranti per mancanza di permessi – sottolinea -. Oggi non c’è nessuna possibilità per venire in Italia a lavorare, è una questione che va affrontata”.
Durante l’incontro Chrisopher hein, consulente del Cir, ha ricordato che le proposte contenute sono delle buone prassi che andrebbero sperimentate e proposte anche al di fuori dei confini nazionali. “L’unico elemento contenuto nell’Agenda Ue è il ricollocamento che però ha riguardato poco più di 300 richiedenti asilo, è una misura su cui si rischia un flop – sottolinea -. Sull’ingresso regolare niente si è mosso in modo concreto, è arrivato il momento di sperimentare nuove soluzioni, che nella realtà sono già percorribili”. Il presidente del Cir Roberto Zaccaria ha ricordato, in questo senso, la sperimentazione messa in atto dalle Chiese evangeliche e Sant’Egidio, che hanno dato vita a un progetto pilota, un corridoio umanitario per far arrivare in maniera protetta mille persone in Italia.
Secondo Franco Frattini, presidente di Sioi, bisogna “dare una base legale europea al reinsediamento, e lavorare sulla facilitazione dei visti” così come sul Regolamento Dublino che già prevede alcune misure di ingresso. Per Gianni Pittela, presidente gruppo socialisti europei, il “problema non si risolve se si blocca Schenghen ma bisogna sbloccare un meccanismo inceppato superando gli egoismi nazionali”.
“L’Europa in questo momento non sta dando risposte – ha concluso Sandro Gozzi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio - ma noi non possiamo soffermarci a uno stato di disagio per quello che l’Europa non riesce a fare, stiamo cercando capire come uscire dallo status quo. L’altra debolezza dell’Ue di oggi è il rinvio – aggiunge - rinviamo su tutto anche su questioni su cui l’Unione deve dimostrare le ragioni della sua esistenza”. (ec)