13 ottobre 2014 ore: 11:27
Immigrazione

Nelle campagne siciliane cresce lo sfruttamento degli immigrati dell'Est

La denuncia di Flai Cgil: "Sistema di reclutamento di migranti romeni, uomini e donne, sottopagati, sfruttati anche sessualmente". Un codice etico per distinguere i prodotti realizzati nel rispetto delle regole
www.danielemaurizi.it Immigrati e lavoro: braccianti raccolgono pomodori (Oro Rosso2. Daniele Maurizi)

La raccolta avviene prevalentemente a mano, utilizzando la tanta manodopera straniera che, per necessità, non è nella condizione di avanzare pretese salariali

PALERMO – Stop allo sfruttamento degli immigrati nelle campagne siciliane, che operano senza garanzie e in alcuni casi diventando anche vittime di abusi sessuali. E' la denuncia della Flai Cgil della regione Sicilia e di Ragusa. L’argomento, al centro nelle ultime settimane di inchieste giornalistiche, è da anni all’attenzione del sindacato che a partire dal 2011 ha lanciato la campagna del “sindacato di strada”, “da Cassibile a possibile” incentrata proprio sulla denuncia dei fenomeni di sfruttamento e sulla promozione dei diritti dei migranti.

Nel ragusano la metà dei lavoratori agricoli è straniera. Sottosalario, lavoro nero, negazione dei diritti della persone: problemi diffusi denunciati  dalla  Flai che ha anche investito proprie risorse per mettere in campo azioni di  tutela direttamente nella campagne. Dal 2012, con la cooperativa Proxima, la Flai ha organizzato il progetto Solidal Trasfert  per raggiungere i lavoratori nei luoghi più lontani e rompere il loro isolamento. La Flai Sicilia ha anche realizzato un collegamento stabile e organico con la rete  nazionale antitratta e usufruito di programmi di protezione ministeriali del Dipartimento pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri.

“Il fenomeno dell’abuso e dello sfruttamento lavorativo non è nuovo e, da sempre, lo abbiamo denunciato in tutti i modi - afferma Salvatore Tripi, segretario generale della Flai Sicilia  Cgil -. Da quarant’anni i migranti vengono a lavorare nelle campagne di questa zona della Sicilia, provenienti prevalentemente dall’Africa del nord, nella fascia magrebina. In particolare, la comunità più numerosa è stata quella tunisina che ha sempre lavorato riuscendo anche ad integrarsi nel tessuto sociale, percependo anche 42 euro a giornata. E’ successo, però, che alcuni imprenditori senza scrupoli, approfittando del filone dell’immigrazione dell’est, ha pensato bene di avvalersi,  attraverso l’ausilio dei ‘caporali’, di una ulteriore manodopera a costi ancora più bassi. In questo caso si tratta di avere attivato un sistema di reclutamento di migranti romeni, uomini e donne, sottopagati, sfruttati a più livelli e anche, a volte, a sfondo sessuale”.

“Nel giro di pochissimi anni si è passati così ad una presenza, in molte aree agricole della Sicilia, da centinai a migliaia di migranti romeni – continua Tripi – che percepiscono in media 25 euro al giorno. La situazione non interessa soltanto Vittoria ma anche Canicattì, Licata, Campobello di Mazzara. Tutto risulta gestito in maniera illegale dal caporalato che tratta con gli imprenditori agricoli. Inoltre, ci sono state situazioni di sfruttamento sessuale denunciate a chi di dovere, come quelle relative ai parecchi aborti che ci sono stati. Abbiamo lanciato dal 2011 alcune campagne in merito: ‘stop caporalato’, ‘sindacato di strada’ e ‘gli invisibili in agricoltura’. Come sindacato a dicembre abbiamo presentato una proposta legislativa nazionale per dire che, se si vuole combattere lo sfruttamento ed il caporalato ed ogni altra forma di abuso, occorre che la domanda e l’offerta in agricoltura avvenga in un luogo pubblico. Soltanto in questo modo si potrà combattere il caporalato che lavora illegalmente con le sue liste di persone, gestendo il traffico di persone che vengono sfruttati da gente senza scrupoli. Alcune settimane fa il parlamento ha tramutato in legge il decreto denominato Campo Libero dove, però, non è stata inserita la nostra proposta. Continueremo, naturalmente, a battagliare e siamo contenti che il 18 ottobre, sempre a Vittoria, arriverà una delegazione di parlamentari per prendere consapevolezza di questa situazione. Noi consegneremo a loro la nostra proposta normativa, sperando così che la visita non assuma soltanto la veste di solidarietà al problema ma porti a qualcosa di più concreto”.

Tra le proposte a livello locale che in queste zone dell’Isola la Flai Cgil porta avanti c’è, inoltre, quella del codice etico da apporre a tutti quei prodotti agricoli che attesteranno che, nella loro produzione, non si sono avvalsi di sfruttamento agricolo. “Nel territorio ragusano e non solo – spiega, infine salvatore Tripi - stiamo portando avanti anche la proposta di riportare in alcuni prodotti agricoli la dicitura che sono stati fatti nel rispetto delle leggi e delle regole dei contratti di lavoro. Un modo per spingere il consumatore a scegliere i prodotti realizzati da quelle associazioni di produttori che lavorano nella legalità e non nel sommerso. La differenza in questo caso la farà il consumatore e l’iniziativa si inquadra in una campagna di sensibilizzazione culturale che ha una grande valenza sociale”. (set)

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