28 gennaio 2009 ore: 00:00
Immigrazione

Vivono alla Rognetta anche richiedenti asilo

ROSARNO - Gli operatori di Medici senza frontiere, che mi hanno accompagnato alla vecchia fabbrica della Rognetta, stanno distribuendo volantini multilingue sull'ambulatorio sanitario STP di Rosarno dedicato ai migranti senza documenti. Nel piazzale,...
ROSARNO - Gli operatori di Medici senza frontiere, che mi hanno accompagnato alla vecchia fabbrica della Rognetta, stanno distribuendo volantini multilingue sull'ambulatorio sanitario STP di Rosarno dedicato ai migranti senza documenti. Nel piazzale, dietro quattro pareti di lamiera e eternit, si intravedono le spalle nude insaponate di un ragazzo che si sta lavando prima che cali il sole. I bagni invece non esistono proprio. Si va nello spiazzo dietro il capannone. Fuori intanto qualcuno ha acceso il fuoco. Il fumo arriva dalla zona degli africani. Intorno alla fiamma, una decina di maliani si stanno riscaldando prima che cali il buio. A fianco qualcuno sta cucinando su un fornellino a gas, mentre alcuni ragazzi fanno avanti e indietro con le taniche riempite d'acqua al rubinetto recentemente collegato all'acquedotto comunale, sulla strada, a duecento metri dalle baracche. 

In questo settore della vecchia fabbrica, le baracche sono una appoggiata all'altra. In ognuna ci dormono fino a nove persone. Una sull'altra. Senza riscaldamento. Senza luce. Senza acqua corrente. I telefonini li ricaricano al call center vicino all'hotel Vittoria. Sono maliani, ivoriani, burkinabé, guineani, senegalesi. Sono tutti sbarcati a Lampedusa. Ma la loro situazione è diversa da quella dei marocchini. A partire dai documenti. Molti sono richiedenti asilo. Mamadou Djakité, classe 1984, mi mostra il suo permesso di soggiorno. Motivo: richiesta asilo. Valido sei mesi in attesa dell'esito del ricorso. Molti vengono dal Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Crotone. Mamadou per esempio è sbarcato a Lampedusa nel giugno del 2008. Poi è stato portato a Crotone. Ha fatto richiesta d'asilo. E dopo la risposta negativa della Commissione, un avvocato del centro ha fatto ricorso e la questura gli ha rilasciato un permesso di soggiorno di sei mesi. Un permesso con cui potrebbe lavorare. Regolarmente. Ma si ritrova qui. "A Crotone ci hanno portato alla stazione del treno, ci hanno comprato un biglietto e arrivederci” racconta con sarcasmo mentre allunga le mani verso il calore del fuoco. Aspetta una risposta dall'avvocato. Ma neanche lui ci crede. Gli chiedo se l'ha chiamato. Dice che è inutile, perché tanto non sa il francese. No, ammettono ridendo, nessuno di loro si immaginava che l'Europa sarebbe stata così. 

Mi affaccio in una delle baracche dei maliani. Lo spazio calpestabile è poco. Per terra ci sono materassi ovunque. “Non si riesce a dormire quando piove - dice Amadou – cade l'acqua dentro”. Sotto le coperte, in penombra, vedo un ragazzo. E' malato. “Sono soprattutto problemi polmonari – dice Saverio Bellizzi, il dottore di Medici Senza Frontiere – altre volte problemi legati alla cattiva alimentazione o alla scarsa igiene, oppure problemi osseo muscolari legati a infortuni sul lavoro nei campi”. Arrivano sani e si ammalano in Italia. 

A Rosarno i maliani dicono di essere arrivati col passaparola. A Crotone si diceva che qua si poteva lavorare. Ma non c'è lavoro. Ogni mattina si mettono in fila sulla Nazionale. Un centinaio. Dalle cinque e mezza in poi. Lavorano in media 2 giorni a settimana. Mamadou non esce nei campi da 24 giorni. Tiene il conto. Ma perché non se ne vanno allora, se qui non c'è lavoro. Andare dove? Non hanno nessuna prospettiva. Per spostarsi in una città servono soldi per il trasporto e per prendersi una stanza. Qui almeno si inganna il tempo. In attesa di tempi migliori. Non tutti però la pensano così. Più tardi, sulla nazionale, incrocio un gruppetto di sei africani, zaini in spalla, che camminano verso la stazione del treno. Dicono che tornano a Napoli, perché qua non c'è lavoro. Scorro i loro sguardi prima di salutarli. Sandro Pertini faceva il muratore in Francia durante l'esilio. Poi divenne presidente della Repubblica. Chissà se anche tra loro ci sarà un futuro presidente... sorrido all'idea. E stavolta li saluto davvero.