“Stran(i)eri”, contronarrazioni a fumetti per arginare le false notizie
La fuga da guerre, persecuzioni o fame. Le carcerci in Libia. Il deserto. Il viaggio in mare. Il naufragio o l'arrivo in Europa. La migrazione è tutto questo ma è anche l'essere straniero in un Paese sconosciuto, il disagio di trovarsi in un luogo che non si è scelto, la difficoltà del non sapere la lingua, la sofferenza psichica per la lontananza dalle famiglie. Nasce da qui “Stran(i)eri”, progetto editoriale delle Edizioni End il cui obiettivo è costruire contronarrazioni che arginino il dilagare di false notizie sulla migrazione. “Il progetto mira alla pubblicazione di 2 libri, 'Storie di migrazione' e 'Storie di alfabetizzazione', in cui vogliamo raccontare la vita dei richiedenti asilo ma anche le loro aspirazioni, che nessuno prende mai in considerazione – spiega Viviana Rosi di Edizioni End – L'approccio alla migrazione è narrativo per togliere i migranti da un contesto in cui sono solo numeri e ridare loro un nome, un'identità”. Per sostenere il progetto è stato lanciato un crowdfunding su Produzioni dal basso: “Siamo una piccola casa editrice e il crowdfunding ci è sembrato il modo migliore per arrivare a una dimensione nazionale, non tanto per la vendita dei libri quanto per farli circolare attraverso iniziative, mostre, eventi – continua - Con le risorse raccolte vorremmo anche finanziare corsi di italiano per stranieri perché il Decreto Salvini ha tagliato i fondi ed è un grosso problema”.
“Stran(i)eri. Storie di migrazione” nasce dai laboratori di fumetto tenuto da Erika Centomo che ha coinvolto un gruppo di richiedenti asilo accolti in Valle d'Aosta in un centro gestito dalla cooperativa Arc en ciel. “Il fumetto consente ai ragazzi che stanno imparando l'italiano di esprimere se stessi, il loro passato e il disagio rispetto alla situazione in cui si trovano – afferma Rosi – e di arrivare anche a lettori diversi dai soliti già sensibilizzati sul tema”. Alcuni partecipanti provengono da zone francofone dell'Africa, altri sono anglofoni, hanno diversi gradi di scolarità, alcuni parlano bene il francese, “e in Valle d'Aosta sono agevolati”, altri non lo parlano. “Il fumetto ha consentito loro di esprimersi al di là della lingua”. Nel libro ci saranno anche 3 racconti brevi scritti e disegnati da autori professionisti (Giuseppe Palumbo, Luca Enoch e Arianna Farricella). “Alle storie a fumetti si aggiungeranno altre storie raccontate dai migranti che sono arrivati in Italia, e poi in Valle d'Aosta, con l'Emergenza Nord Africa del 2011 – continua Rosi – Tanti hanno attraversato il confine verso la Francia, ma molti sono rimasti. Ciò significa che l'accoglienza è stata positiva, certo ci sono state difficoltà ma, a un certo punto, quelle persone in gran parte provenienti dall'Africa subshariana hanno deciso che questo luogo poteva essere la loro destinazione finale. Oggi quelle persone hanno un lavoro, una famiglia, dei figli. È stato un successo per la comunità, un'accoglienza fruttuosa che il Decreto Salvini sta mettendo a rischio”.
“Stran(i)eri. Storie di alfabetizzazione” vuole raccontare la storia della scuola di italiano per richiedenti asilo DoubleTe aperta in Valle d'Aosta come parte integrante dei progetti dell'accoglienza prefettizia di 5 gestori (EnAip, VdA, La sorgente coop, Caritas, Pollicino Coop, Arc en ciel coop). In 2 anni è stata frequentata da circa 200 studenti con diversi livelli di alfabetizzazione e scolarità, provenienti da molti Paesi dell'Africa subsahariana e dell'Asia, da Paesi comunitari e del Medio Oriente. “Gli insegnanti hanno utilizzato un approccio narrativo utilizzando la metafora dell'albero per raccontare la migrazione dalle origini alle prospettive per il futuro – continua Rosi – Il materiale raccolto racconta un'esperienza didattica che contiene le storie raccontate dai ragazzi a mano a mano che imparavano la lingua”. La scuola ha chiuso all'inizio dell'anno a causa dei tagli ai fondi per l'accoglienza.
“La situazione di questi ragazzi oggi è di grande ansia, non sanno cosa sarà di loro, alcuni sono qui da uno o 2 anni e con la lingua se la cavano, altri sono arrivati solo da qualche mese e non hanno più strumenti per imparare l'italiano – conclude Rosi – Si trovano in piccole realtà della Valle d'Aosta dove vengono mandati perché ci sono strutture che li accolgono e sì, mangiano e sono al caldo, ma se non conoscono la lingua non hanno nessuna possibilità di relazione. Ci stiamo spendendo per raccontare questa situazione contro la narrazione dominante che li vuole qui a fare la pacchia”. (lp)