7 marzo 2018 ore: 14:48
Immigrazione

8 marzo, "la grande ricattabilità delle donne migranti"

Il ricatto della dipendenza economica esercitato da partner, famiglia o sfruttatore è il maggiore ostacolo a uscire da situazioni di violenza domestica, matrimoni forzati, mutilazioni genitali, tratta. L’analisi dell’Osservatorio sulla migrazione femminile del Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna
Donne immigrate con vestiti colorati

BOLOGNA – “Da un sistema patriarcale di partenza a un sistema patriarcale di arrivo, le donne migranti si trovano in una situazione di grande ricattabilità che ben si materializza nel permesso di soggiorno per motivi familiari prima e per motivi di lavoro poi”. Lo dice l’Osservatorio sulla migrazione femminile del Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna che ha identificato tra gli elementi di maggiore ostacolo che le donne migranti incontrano per uscire da situazioni di violenza domestica, violenze legate all’onore, matrimoni forzati, mutilazioni genitali femminili, tratta e sfruttamento, “il ricatto della dipendenza economica esercitato dal partner e/o dalla famiglia e/o dallo sfruttatore”. A tale dipendenza, “dobbiamo sommare quella derivante dalla difficoltà di accedere a diritti e ad assumere piena consapevolezza delle violenze subite”. L’Osservatorio sulla migrazione aderisce allo sciopero globale delle donne dell’8 marzo.

Anche nel momento in cui le donne cercano di allontanarsi da casa, sottrarsi alla rete criminale ovvero rendersi autonome, incontrano numerose difficoltà, “che sommano quelle tipiche del reinserimento nel mondo del lavoro ad altre derivanti da razzismo e sessismo – dice l’Osservatorio – La donna che vuole uscire dalla violenza si imbatte perciò in altre forme di violenza istituzionale, culturale e sociale in quanto donna: discriminazione, sfruttamento, flessibilità obbligatoria, mancanza di un welfare garantito e accessibile per la gestione delle figlie e dei figli, molestie sessuali e mobbing da parte del datore di lavoro o dei colleghi”. In quanto migrante, “ha la difficoltà di sostenere la propria scelta di autonomia rispetto alla comunità di appartenenza e verrà discriminata per il colore della pelle, la scelta di portare il velo o di non portarlo, le difficoltà linguistiche e altro”.

L’Osservatorio sulla migrazione femminile sottolinea come “le donne richiedenti asilo siano sopravvissute a molte forme di discriminazione e violenza maschile, nella sfera pubblica e in quella privata, nel Paese dove sono nate e in quelli di transito o arrivo. Se non vengono applicate misure legislative per il rispetto del principio di non respingimento, come prevede la Convenzione di Istanbul, le richiedenti asilo rischiano di essere rinviate in Paesi dove la loro vita potrebbe essere in pericolo o dove potrebbero essere esposte a violenze o pene inumane e degradanti solo per il fatto di essere donne. L’alternativa è rimanere in uno stato di illegalità che esporrà le donne a una spirale di violenze e sfruttamento maggiori”. Per questo, l’Osservatorio chiede l’approvazione dello ius soli, condivide la rivendicazione del movimento Non una di meno per il reddito di autodeterminazione, chiede che il permesso di soggiorno sia sganciato dalla condizione famigliare e lavorativa e che sia applicato il diritto al non respingimento per le donne richiedenti asilo. (lp) 

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news