Accoglienza migranti: così Nelly, Lamine e Afnan hanno trovato una nuova famiglia
MODENA - Francesco ha 11 anni e quando ha saputo che la sua famiglia avrebbe ospitato un ragazzo richiedente asilo, più grande di lui, proveniente dall’Africa, si è preoccupato. “Dove avrebbe dormito? In camera mia no di certo! Noi stavamo già bene così senza uno sconosciuto che gira per casa”. Ma quando Nelly è arrivato, Francesco ha capito di aver trovato un nuovo amico, con cui giocare e vivere tante avventure. “Ho insegnato tante cose a Nelly - racconta -. Grazie a me è diventato campione di videogiochi, anche se non riesce a battermi. Lui invece mi ha insegnato a fare canestro. Adesso ho un nuovo fratello maggiore”.
La famiglia di Francesco è una di quelle che hanno aderito a “WelcHome”, il progetto del Comune di Modena per sperimentare una nuova forma di accoglienza in famiglia di rifugiati e richiedenti asilo. La loro esperienza, insieme a quella di altre 2 famiglie, è raccontata in un video promosso dal Comune insieme alla Fondazione Cassa di risparmio di Modena e realizzato da Voice Off. “Anche se si tratta di un progetto impegnativo, c’è interesse”, dice Rita Bondioli, Ufficio gestione rete servizi per la comunità del Settore Politiche sociali, sanitarie e per l’integrazione. Sono 16 le famiglie che stanno accogliendo, altre 5 hanno iniziato il percorso di conoscenza che potrebbe poi portare all’accoglienza.
Margherita ha 24 anni e insieme alla sua famiglia sta accogliendo Lamine, 18 enne originario del Gambia. “A guardarlo sembra un ragazzino come tutti gli altri, con le scarpe da ginnastica, le cuffiette nelle orecchie e l’aria distratta da adolescente – racconta nel video – e invece viene dal Gambia, un mondo lontano che lo ha visto affrontare tante difficoltà prima di arrivare qui, tra le mura di casa nostra”. Le risate sono state la costante dell’accoglienza di Lamine: “La differenza tra me e lui è una manciata di anni, ma sopratttto c’è una differenza di chilometri – dice Margherita – Del resto, io potevo essere lui, lui poteva essere me. Questo fa della mia fortuna anche una responsabilità”. L’altra esperienza è quella di Corrado, single, quasi 60enne, appassionato del suo lavoro, “la situazione dei migranti mi preoccupava e nelle mie possibilità volevo fare qualcosa”. E così ha accolto Afnan, giovane pakistano. Dopo le difficoltà iniziali, “fare spazio per un adolescente, trovargli dei vestiti e poi il cibo, rigorosamente halal dato che Afnan è musulmano”, Corrado ha iniziato a ricoprire il ruolo di figura paterna. “Un compito difficile che all’inizio mi spaventava – spiega – A differenza di mia madre che si è calata subito nel ruolo di nonna con chiamate alle 7 del mattino per sapere se ha dormito o se ha mangiato”. Ma poi si è ritrovato ad andare dai professori per seguire i progressi di Afnan e a chiedergli conto dei compiti alla sera. “Ho fiducia che anche grazie a questo breve viaggio il futuro gli apparirà meno grigio e lo saprà affrontare di certo con più coraggio”.
Al progetto WelcHome partecipano famiglie disponibili ad accogliere in casa (devono mettere a disposizione una camera autonoma) un richiedente asilo, per un periodo minimo di 6 mesi. “Solo in un caso è terminata allo scadere del periodo, negli altri è proseguita – afferma Bondioli – Ci sono famiglie che accolgono da più di un anno. Segno che tra loro e i ragazzi si instaurano buone relazioni ”. Attualmente l’accoglienza riguarda ragazzi di 16/17 anni e può proseguire anche dopo il raggiungimento della maggiore età degli stessi. Il percorso di accoglienza è condiviso con la rete formata da associazioni, parrocchie, altre famiglie. Ai nuclei familiari che accolgono viene garantito un supporto formativo iniziale e sostegno di consulenza durante l’intero percorso sugli aspetti organizzativi, psicologici e relazionali. (lp)