Campobello, i lavoratori immigrati scelgono l'area abusiva. Ed è caos
Foto di Patrizia Moceri
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PALERMO - Una piccola africa, operosa e tenace, di 1200 braccianti agricoli stringe i denti e va avanti per guadagnare quei pochi euro che serviranno per le loro famiglie. Sono i lavoratori immigrati, per tre mesi impegnati nella raccolta stagionale delle olive di Campobello di Mazzara (Tp), che anche quest'anno vivono in condizioni igienico-sanitarie gravi all'interno dell'accampamento abusivo di Erbe Bianche, tra rifiuti di ogni tipo, fango e senza luce.
Pesanti ritardi istituzionali hanno avuto queste conseguenze. Mentre dal 2014, infatti, si era sempre utilizzato il campo "Ciao Ousmane”, uno spazio esterno all'ex oleificio confiscato alla mafia, oggi questo risulta completamente vuoto. Era stato messo a disposizione gli scorsi tre anni, grazie alla sensibilità e alla tempestività istituzionale in rete con un gruppo di associazioni, proprio per aiutare gli immigrati. Ed era stata anche una risposta significativa dopo la morte del giovane senegalese Ousmane, a causa dell'esplosione di una bombola di gas.
Entrando dentro l'accampamento di Erbe Bianche l'aria è irrespirabile. Gli immigrati vivono in tende e baracche in mezzo a rifiuti di ogni tipo, senza luce pubblica, con 5 punti acqua e solo 20 bagni chimici. La maggior parte di loro per i propri bisogni va fuori perché i pochissimi bagni non vengono neanche periodicamente puliti. Per la raccolta dei rifiuti, però, sono stati messi due scarrabili che non vengono utilizzati. Eppure, come da sempre gli africani sanno dimostrare, anche questa volta si sono adattati organizzandosi come un piccolo villaggio. A popolarlo sono in prevalenza persone originarie di Senegal e Sudan, ma ci sono anche magrebini, malesi, ivoriani e qualche nigeriano.
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La crisi sull'area del campo dell'ex oleificio è nata l'anno scorso. Nello spazio si erano ritrovate 1200 persone, determinando preoccupazione in termini soprattutto di sicurezza. Quest’anno si è aggiunta una terza realtà sul bene confiscato: da 4 mesi c'è uno Sprar gestito dalla cooperativa Solidalia che ospita provvisoriamente solo 10 migranti. Per questo motivo il comune di Campobello, al quale è affidato l’ex oleificio confiscato, inizialmente aveva detto che non avrebbe aperto il campo “Ciao Ousmane”. Attraverso diversi incontri avvenuti in prefettura, però, l’associazione antimafia “Libera” e diversi attivisti si sono mobilitati parecchio per spingere le istituzioni a trovare una soluzione alternativa.
E' stata una corsa contro il tempo di Libera, insieme al comune di Campobello e di Castelvetrano che, per diversi mesi, hanno cercato dei luoghi alternativi, che però per un motivo o per un altro sono stati ritenuti inidonei. C'è stato anche il tentativo, alla fine vano, di convincere i titolari delle aziende agricole a trovare una sistemazione per questi lavoratori.
A quel punto si è tornati a considerare il riutilizzo in parte dell’ex oleificio, opportunamente separato con un recinto dallo Sprar. Così, il campo “Ciao Ousmane”, dopo lavori di adeguamento costati parecchie migliaia di euro, con notevole ritardo è stato aperto solo a fine ottobre ma soltanto per 255 immigrati in regola con il permesso di soggiorno e contratto di lavoro.
Un numero piccolissimo, che avrebbe lasciato fuori tutti gli altri 900. Una scelta infelice che non è stata considerata da tutti i braccianti africani che a partire dalla fine di agosto si erano già gradualmente tutti stanziati ad Erbe Bianche.
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A scoraggiare gli immigrati è stata pure l'idea iniziale del comune di fare pagare dentro il campo un dazio giornaliero di 2 euro e 50 centesimi.
"Il dazio per stare nel campo 'Ciao Ousmane' - afferma Salvatore Inguì, referente di Libera per la provincia di Trapani - abbiamo contribuito a farlo togliere ma non è bastato. Nessuno si è presentato finora per tanti motivi. Il primo fra tutti è che nessuno degli oltre 1000, essendosi ormai sistemato ad Erbe Bianche, ha intenzione di smontare tutto, perdendo delle ore di lavoro, visto che fra poche settimane termina la raccolta. Il secondo motivo è la scelta dei 250 africani rispetto a tutti gli altri, che a loro non pare giusta. La terza è ancora la paura di dover pagare il dazio, una voce non vera che ancora gira all'interno dell'accampamento come passaparola".
"Oggi siamo purtroppo davanti ad una sorta di accampamento selvaggio - aggiunge Salvatore Inguì - con tutti i rischi della situazione. Non abbiamo mai pensato che 'Ciao Ousmane' fosse un campo ottimale ma dentro comunque c'era, oltre che una pacifica convivenza, il rispetto di certe regole. Era soprattutto un segno forte che dimostrava che dopo 15 anni queste persone avevano finalmente un posto più dignitoso dove vivere per tre mesi".
"Siamo tornati indietro perché proprio l'abusività spinge alcuni di loro, soprattutto i nuovi, a fare ciò che vogliono - continua -. Mentre gli altri anni, infatti, dentro il campo per ogni comunità etnica c'erano dei rappresentanti con cui noi parlavamo adesso è tutto diverso. Ci sono altre persone nuove che non si fanno scrupoli, non si vogliono relazionare con noi e neanche con i braccianti africani più anziani. Si è creata, insomma, una condizione di disordine del tutto incontrollata e difficilissima da gestire. Cerchiamo, nonostante tutto, di parlare con i più anziani dicendo loro di non bruciare la spazzatura perché ci sono le case vicine, di non utilizzare l'eternit, di non scannare le pecore e di buttare i rifiuti nei cassoni dedicati".
Oltre a Libera le associazioni che assistono e cercano di rispondere ai bisogni di chi vive ad Erbe Bianche sono la Crocerossa, l'Esercito della salvezza (evangelici), Medici senza frontiere e il Forum antirazzista di Palermo. In alcuni locali della struttura del campo "Ciao Ousmane" due volte alla settimana c'è un presidio sanitario della Crocerossa. Inoltre il cancello del campo è rimasto aperto per tutti colo che vogliono usufruire dell'acqua, dei bagni e delle docce.
"Ormai la situazione è questa e la raccolta sta finendo - conclude Salvatore Inguì -. Ci si sta muovendo però, già da ora anche con la prefettura, per un 2018 che sia completamente diverso cercando come ipotesi almeno tre aree dove fare i campi di permanenza legali". (set)