Madi Sakande, imprenditore straniero: una risorsa, ma molti non ci rispettano
- Roma - "La burocrazia, si sa, in Italia non e' affar semplice, tuttavia la nostra azienda e' stata rilevata, quindi e' stato diverso rispetto a chi vuole creare qualcosa da zero". Lo spiega alla Dire Madi Sakande, proprietario della New Cold System, azienda specializzata in impianti di refrigerazione e condizionamento da 2 milioni di fatturato all'anno, grazie alla quale ha vinto il Money Gram Award 2016 come miglior imprenditore straniero dell'anno. Ma non sono i moduli e gli adempimenti burocratici l'ostacolo piu' difficile da superare per un imprenditore straniero: "E' l'immagine dell'immigrato inaffidabile e fannullone, che abbiamo incollata addosso, ad affaticarci l'anima".
Madi Sakande quindi snocciola vari aneddoti per avvalorare la sua idea: da quella volta che, chiamato da una grande azienda per una consulenza, fu mandato via dalla segretaria che lo aveva scambiato per un 'vucumpra'', ai clienti che non lo salutano oppure non credono che il responsabile sia lui. "Quotidianamente mi scontro con persone che non mi rispettano, finche' non mi conoscono". Eppure, ricorda Sakande in un perfetto italiano, "il mondo dell'imprenditoria immigrata versa nelle casse dell'Inps 10,9 miliardi all'anno (dati del ministero dell'Economia e dell'Istat riferiti al 2015, ndr). Il governo ne spende 3,5 per assistere gli immigrati. E quei 7,4 che avanzano a cosa servono? A pagare le pensioni di alcuni italiani - osserva- anche quelle 'baby'. Insomma a livello economico, gioviamo al paese. L'immigrazione non e' solo fonte di problemi, ma anche di opportunita'. Ma molti italiani- l'amara conclusione- non lo sanno e di conseguenza non lo riconoscono".
Cosa suggerisce quindi a uno straniero che come lei vuole tentare la sorte in Italia? "Di conoscere bene le abitudini e le usanze- la sua risposta- valutare se il servizio che vuole creare serve al territorio, poi studiare bene la lingua e gli obblighi burocratici e legali". Quindi ha fiducia nell'Italia? "Sono di natura un ottimista, le cose cambieranno. Ma accadra' quando ci sara' la volonta' di farlo. Vorrei pero' che i media raccontassero anche cio' che di positivo gli immigrati fanno, perche' non esistono razze buone o cattive".
Il rischio, prosegue l'imprenditore della provincia bolognese, e' che gli stranieri finiscano nelle maglie della criminalita'. "Ero appena arrivato in Italia quando fui avvicinato da un uomo che mi disse: 'qui non ti rispetteranno mai, vieni a lavorare con me, guadagnerai bene'. Io non gli ho dato retta. Sul primo punto aveva ragione. Ma lavorare con lui, quello mai. Ma quante persone, che non hanno piu' alternative per andare avanti, cedono? Tanto - sottolinea con ironia - siamo gia' etichettati come criminali. Alcuni italiani devono cambiare modo di pensare e soprattutto ricordarsi che dall'Italia partivano, nel secolo scorso, migliaia di persone verso altri paesi".
Madi Sakande fa parte dei 2,3 milioni di stranieri che in Italia hanno una regolare occupazione. Queste persone nel 2015 hanno versato nelle casse dell'Inps 10,9 miliardi in contributi previdenziali che, se sommati al gettito fiscale, porta a 16,9 miliardi la quota complessiva che gli immigrati hanno versato nel 2015 nelle casse dello Stato (dati del 'Dossier statistico immigrazione' del Centro studi e ricerche Idos). Gli stranieri che lavorano, 2.359.000 in tutto, sono impiegati prevalentemente "nel terziario e nei lavori manuali dequalificati". Gli imprenditori, i tecnici e i dirigenti rappresentano infatti una percentuale ridotta: solo il 6,8%, contro il 93,2% in cui rientrano impiegati, operai, artigiani e infine le occupazioni non qualificate. I titolari di imprese nati all'estero risultano peraltro in costante aumento: 454mila nel 2011, 477.500 nel 2012, 497mila nel 2013, 524.600 nel 2014 e infine 550.700 nel 2015. Di queste, la maggior parte, il 36,4%, fanno parte del settore del commercio, il 23,4% nelle costruzioni, il 7,9% in attivita' manifatturiere, il 2,6% in agricoltura, e il restante 29,6% nei servizi. Infine, la disoccupazione tra gli immigrati nel 2015 e' diminuita rispetto al 2015, passando dal 16,9% al 16,2%. La maggior parte lavora nei servizi (65,9%), segue l'industria (28,5%) e l'agricoltura (5,6%). (DIRE)