1 marzo 2018 ore: 15:21
Immigrazione

Migranti, a Milano il mercato nero delle "dichiarazioni di ospitalità" false

La Questura pretende che ogni richiedente asilo mostri questo documento ogni volta che deve svolgere una pratica. Nessuna norma, però, prevede questo obbligo. E per i migranti che vivono in strada o in alloggi di fortuna l'unica soluzione è di acquistarla da trafficanti di documenti falsi e costa circa 600 euro
Migranti. Due ragazzi di spalle in attesa di accoglienza

MILANO - Costa circa 600 euro una "dichiarazione di ospitalità" falsa. A Milano c'è chi lucra sui migranti approfittando delle conseguenze assurde  provocate la burocrazia. La Questura infatti chiede a ogni richiedente asilo, per qualsiasi pratica voglia svolgere, la dichiarazione di ospitalità: è un documento che attesta è ospite di un centro di accoglienza o in una casa di un privato, che ha sua volta ne è il proprietario o ha un contratto di affitto. C'è però un problema: molti richiedenti asilo ormai vivono in strada, o in ricoveri di fortuna, o condividono alloggi con altri quasi sempre in nero. Per tutte queste persone è così impossibile, per esempio, rinnovare il permesso di soggiorno. Quando fanno richiesta d'asilo, infatti, viene loro rilasciato un permesso provvisorio, che quasi sempre scade prima che la commissione territoriale valuti la sua pratica. Hanno quindi diritto a un rinnovo del permesso di soggiorno, ma senza la dichiarazione di ospitalità non possono ottenerlo. Ecco perché si è creato un mercato di dichiarazioni di ospitalità false. "Più di un migrante ci ha raccontato di averla comprata e di aver pagato 600 euro o anche più - denuncia il servizio legale dell'associazione Naga -. Se si presentano in Questura senza questo documento vengono mandati via, oppure viene loro detto di rivolgersi alla Questura della città in cui hanno inoltrato la domanda d'asilo. Si tratta spesso di una città del sud Italia, dove sono sbarcati. Ma anche lì incontreranno lo stesso problema".

L'aspetto paradossale è che nessuna norma sul diritto d'asilo prevede l'obbligo per il richiedente di avere una dichiarazione di ospitalità. Esiste semmai per chi ospita uno straniero (che sia un migrante, un turista o un amico) l'obbligo di comunicarlo, entro 48 ore, al commissariato di zona con un apposito modulo. "Ma se chi ospita non fa questa dichiarazione non si può obbligare l'ospite a presentare un documento che non spetta a lui fare - spiega Livio Neri, avvocato dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) -. Idem se il migrante dorme sotto un ponte: non è ospite di nessuno e quindi la dichiarazione di ospitalità non esiste".
Asgi e Naga, quattro anni fa hanno presentato un ricorso per discriminazione contro la Questura di Milano. "Il Tribunale ha riconosciuto che l'obbligo della dichiarazione di ospitalità imposto della Questura è ingiustificata, però allo stesso tempo non ha ritenuto che ci fosse una discriminazione", ricorda Livio Neri. Una sentenza dunque che non ha risolto nulla e che ha lasciato le cose come stavano.

Una soluzione potrebbe essere quella di creare anche a Milano la residenza fittizia, ossia un "indirizzo virtuale" che viene assegnato a chi è senza dimora o vive in condizioni abitative precarie, proprio per permettergli di gestire una moltitudine di pratiche ed avere accesso a diversi servizi (dall'assistenza sanitaria alla riscossione della pensione ecc). Fino a circa un paio di anni fa, migranti o senza dimora potevano chiedere la residenza fittizia ad alcune associazioni o enti: in pratica il loro indirizzo di residenza diventava quello dell'associazione stessa. Un escamotage legittimo, ma non sempre di facile gestione per le associazioni, tanto che ora hanno messo di offrire questo servizio. In realtà è un compito che spetterebbe ai municipi. L'articolo 10 del Regolamento che istituisce i Municipi a Milano è chiaro: "I Servizi Demografici di Municipio rilasciano… la residenza anagrafica delle persone senza fissa dimora". Di fatto, però, finora nessun municipio si è attrezzato per dare la residenza anche a chi è senza una casa. Per questo il 29 giugno 2017 il Naga ha organizzato un presidio in piazza della Scala, di fronte a Palazzo Marino, con questo slogan: "Sindaco, la Residenza!". C'è da aggiungere che la Questura di Milano da un po' di tempo non riconosce più valide eventuali residenze fittizie rilasciate da associazioni. Ma nel caso venissero rilasciate da un Municipio, ossia un'istituzione pubblica, avrebbero un "peso" maggiore, un'ufficialità di fronte alla quale anche la Questura dovrebbe fare i conti. Per ora, comunque, la burocrazia vince e chi ci guadagna sono i trafficanti di documenti falsi. (dp)

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