Migranti, Boldrini: "I ministri prima di prendere decisioni dovrebbero salire su una barca…"
La presidente della Camera visita la mostra fotografica. Foto: Eleonora Camilli/Rs
La presidente della Camera visita la mostra fotografica. Foto: Eleonora Camilli/Rs |
ROMA - “I ministri prima di prendere decisioni dovrebbero salire su una barca che fa salvataggi in mare, partecipare a un salvataggio in mare e poi prendere decisioni. Non si gestisce il flusso delle migrazioni con i numeri”. Lo ha detto il presidente della Camera, Laura Boldrini, partecipando all’inaugurazione della mostra fotografica “Bambini. Storie di viaggio e di speranza”, in corso alla Camera dei Deputati. Il riferimento evidente è al ministro dell'Interno Marco Minniti e ai provvedimenti che nelle ultime settimane hanno imposto un codice di condotta alle ong e ridotto i salvataggi in mare dei migranti.
"Migrano le persone - ha aggiunto la presidente inaugurando l'evento alla sala della Regina alla Camera -. Si fugge per diversi motivi, molti fuggono da regimi totalitari, come i 368 che morirono a cinque miglia dalla costa a Lampedusa. Mi ricordo che si tentò l'impossibile ma quelle 368 persone morirono. Nella mostra che inauguriamo oggi ci sono le macchinine e gli oggetti anche dei bambini che erano su quella barca, nel ricordo di quella tragedia".
La presidente ha poi aggiunto che "non basta tenere lontano i migranti per risolvere i problemi". "Dobbiamo chiederci dove sono le persone, perché non partono più. Le cronache giornalistiche parlano di un grande imbuto libico, di carceri. Io non posso smettere di preoccuparmi fino a quando non sarà possibile ripristinare in Libia condizioni accettabili e conformi agli standard internazionali".
Per Boldrini, i paesi europei devono fare la loro parte anche sul versante integrazione. E citando il recente piano integrazione presentato dal ministro Minniti ha aggiunto: "Il piano del governo è condivisibile, sono d'accordo sull'importanza della lingua, sull'importanza dei principi costituzionali, sono d'accordo su tutto. Ma integrare è un percorso a doppio senso. Lo Stato deve offrire strumenti per fare integrazione, servono fondi dedicati e in questo Piano i fondi non sono indicati. La Germania ha investito 20 milioni per l'integrazione, non dico che dobbiamo investire le stesse risorse. Ma dobbiamo comunque investire se vogliamo fare qualcosa per la coesione sociale".