Proactiva Open Arms: "Chiamati dalla Guardia costiera italiana a intervenire"
MILANO - "Abbiamo rispettato le norme internazionali. La Guardia costiera italiana ci ha chiamato perché andassimo a soccorrere questi profughi e non potevamo certo tornare indietro". Riccardo Gatti, capomissione della ong Proactiva Open Arms, ricostruisce così l'antefatto che ha portato al salvataggio di 218 migranti giovedì scorso. Salvataggio per cui il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, ha avviato un'inchiesta, sequestrando la nave della ong e ipotizzando a carico dei suoi vertici il reato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. "Siamo una ong nata per fare salvataggi in mare e il nostro operato in quella zona del Mediterraneo è riconosciuto formalmente", aggiunge. "Non potevamo allo stesso tempo lasciare ai libici i profughi che avevamo già accolto sulla nostra nave, perché sarebbe stato contro la Convenzione di Ginevra. Già altre volte abbiamo visto come vengono poi trattati e che fine fanno".
La nave ha attraccato al porto di Pozzallo dopo un braccio di ferro diplomatico tra Spagna (visto che la Proactiva batte bandiera spagnola), Italia, Malta e Libia. "Solo quando siamo approdati in Italia ci è stato contestata la nostra operazione di salvataggio. In pratica avremmo dovuto lasciare ai libici il soccorso. Ma noi siamo una nave di soccorso in mare e avevamo ricevuto la chiamata perché intervenissimo. Non potevamo e non volevamo certo tornare indietro".
L'ong ha annunciato che nel caso la nave non venisse dissequestrata, continueranno nelle operazioni di salvataggio con la loro seconda nave che ora è operante nell'area dello stretto di Gibilterra. "Continuiamo nella nostra missione perché ce n'è bisogno: i migranti continuano a morire nel Mediterraneo e il nostro compito è salvarli". (dp)