Tso per chi soffre di anoressia e bulimia: proposta di legge depositata alla Camera
Ragazza anoressica allo specchio
ROMA – Estendere il trattamento sanitario obbligatorio ai pazienti con gravi disturbi del comportamento alimentare che rischiano la vita, imponendo quindi la nutrizione al fianco di tutte le cure psicologiche e psichiatriche necessarie. Va a modificare la legge 833/78 (in particolare all’articolo 34) la proposta di legge della deputata Sara Moretto, appena depositata alla Camera. “Le persone con anoressia nervosa hanno una mortalità tra le 5 e le 10 volte maggiore di quella delle persone sane della stessa età e sesso – riferisce Sara Moretto -. Secondo la letteratura scientifica va incontro a morte il 6 – 10% delle persone affette da anoressia, almeno la metà di queste morti è conseguenza della malnutrizione e delle sue complicanze”.
I Dca (con gli svariati quadri clinici come anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata) sono patologie psichiatriche molto diffuse: nella popolazione generale sopra i 18 anni e di sesso femminile si registrano tassi di prevalenza dello 0,9% per l’anoressia nervosa, dell’1,5% per la bulimia nervosa e del 3,5% per l’alimentazione incontrollata. Come riferiscono gli esperti, sono in aumento i casi “ad esordio precoce”, che riguardano cioè bambine e bambini, i quali sono a rischio maggiore di danni permanenti dovuti alla malnutrizione.
“La normativa attuale prevede l’erogazione di cure in regime di obbligatorietà, ma non vi è nessuna menzione sull’obbligo dei trattamenti nutrizionali - evidenzia la deputata Moretto -. Nei casi in cui questo venga disposto, i servizi psichiatrici di diagnosi e cura non risultano dotati di competenze nutrizionali (competenze talvolta neppure reperibili in ospedali di piccole dimensioni), mentre i reparti di internistica non sono dotati delle necessarie misure di sicurezza e competenze per gestire i pazienti oppositivi. Ne risulta che i trattamenti obbligatori finalizzati anche alla cura delle complicanze organiche del rifiuto a nutrirsi, seppur spesso assolutamente salva vita, nel nostro Paese non vengono erogati”.
La proposta di legge punta a sanare questa mancanza: in particolare si parla della presa in carico dei pazienti presso i servizi psichiatrici di diagnosi e cura delegati a questa forma di trattamenti in ogni regione; inoltre, i ricoveri dovranno essere gestiti da una équipe multi professionale composta da psichiatra, esperto in nutrizione clinica e pediatra. I servizi ospedalieri e i reparti nei quali possono essere effettuati i Tso devono essere individuati dalle Regioni entro 60 giorni dalla entrata in vigore della legge, secondo il modello organizzativo dei servizi sanitari regionali “hub and spoke” .
“In alcuni territori il trattamento obbligatorio per questo tipo di pazienti già si pratica, ma ciò avviene in base a scelte di singole Asl o medici – commenta la deputata firmataria della proposta -: manca una norma di carattere generale, e questo è lo scopo della proposta di legge, affinché le famiglie possano trovare risposte uniformi in tutti i territori”. Intanto per illustrare la proposta si prevede una conferenza stampa a Montecitorio con esperti sanitari e associazioni dei familiari, mentre si attende il passaggio del testo in Commissione. (ep)