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Brexit: le ong temono il calo dei fondi, più penalizzate quelle piccole

di rs-bologna
Nel 2015 le ong britanniche hanno ricevuto oltre 145 milioni di euro dalla Ue. Quando la Gran Bretagna uscirà dall’Unione non potranno più beneficiarne. Al di là del lato economico, ciò che preoccupa è il messaggio uscito dal referendum, che mette in discussione i valori fondanti dell’Ue. Se ne parla su Info Cooperazione
Brexit, bandiere della gran bretagna

Nel 2015 le organizzazioni non governative britanniche hanno ricevuto oltre 145 milioni di euro di fondi da Echo, il Dipartimento per gli aiuti di emergenza dell’Unione europea: le più finanziate sono state International Rescue Committee (21%), Oxfam (16%) e Save the Children (12%). I fondi Echo sono, mediamente, il 6% del reddito totale delle prime 25 ong finanziate. Cosa accadrà quando la Brexit sarà ufficializzata e la Gran Bretagna uscirà dall’Ue? Ne parla un articolo di Info Cooperazione: “Le ong non potranno più beneficiare di questi finanziamenti comunitari e lo stesso bilancio annuale di Echo si ridurrà in assenza di contributi britannici”. Secondo il direttore di HelpAge, ong britannica che nel 2015 ha ricevuto 1,6 milioni di euro da Echo, sentito da Info Cooperazione, “saranno facilitati i raggruppamenti transnazionali di ong e si potrà evitare l’ostacolo Brexit ricevendo i contributi attraverso le entità collegate negli altri Paesi europei”. Ma non tutte le ong potrebbero essere in grado di riorganizzarsi. “Saranno le ong più piccole, che ricevono una quota più elevata del loro bilancio dalla Ue, a subire un impatto maggiore in un futuro senza finanziamenti europei – si legge sul sito – A rendere ancora più instabile il panorama del settore non governativo inglese potrebbe aggiungersi il problema della fluttuazione dei tassi di cambio della sterlina”. 

I fondi europei non sono solo quelle di Echo. Come riportato da Info Cooperazione, i 400 membri del consorzio di ong inglesi Bond ricevono, in media il 39% di finanziamenti dai governi, il 12% dall’Ue. La preoccupazione di Bond va al di là della dimensione finanziaria: “L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione pone alla società civile inglese una serie di sfide e interrogativi rispetto all’agenda internazionale – si legge sul sito – In primis la capacità della società civile inglese di continuare ad agire efficacemente nel panorama internazionale in termini di advocacy e lobbying. Il timore di molte organizzazioni, soprattutto quelle piccole con scarsa propensione globale, è di essere marginalizzate e sfavorite nei partenariati oltre che indebolite economicamente”. Il pezzo riporta anche la preoccupazione espressa da Concord, confederazione europea delle ong, in un webinar con la partecipazione di rappresentanti della società civile inlgese e di Bond: “I timori riguardano non tanto la salute economica delle ong inglesi ma il messaggio che l’opinione pubblica ha espresso, un messaggio che mette in discussione i valori dell’Unione che sono alla base del tessuto della società civile: pluralismo, non discriminazione, tolleranza, giustizia, solidarietà, uguaglianza escono perdenti dal referendum inglese”.