Disabilità

Da bidello a attore: Fabio, con sindrome di Down, "ha preso la luna"

di rs
In meno di tre anni lo spettacolo teatrale "Voglio la luna", portato in scena dalla compagnia Teatro Pirata e Gruppo Baku, ha raggiunto quasi le cento repliche. Il regista Guerro: "Gli abbiamo chiesto tanto e lui, prima di ricevere, ha dato tanto. A suo modo, mi insegna l'amore"
spettacolo voglio la luna

ROMA - Quasi cento repliche in meno di tre anni. E' il risultato raggiunto da "Voglio la luna", spettacolo teatrale portato in scena dalla compagnia Teatro Pirata di Jesi in collaborazione con Gruppo Baku. Protagonista d'eccezione: Fabio Spadone, ragazzo con sindrome di Down, il cui sogno è quello di "fare l'attore del teatro col microfono". Un sogno diventato realtà visto che oggi Fabio ha smesso di fare l'aiuto bidello e si dedica a tempo pieno alla recitazione. Claudio Facchinelli ha intervistato, per la rivista "Teatri della diversità", Simone Guerro, ideatore e regista dello spettacolo teatrale.

spettacolo Voglio la luna

 "Fabio l'ho incontrato cinque anni fa in un laboratorio che Silvano Sbarbati aveva organizzato al Teatro delle Muse di Ancona - racconta Simone nell'intervista - . Fino ad allora non avevo mai lavorato con i disabili. Quando mi è stato proposto di realizzare una performance di dieci minuti per un festival di strada, 'Il Paese dei Balocchi', non avevo attori e non sapevo come fare. Poi ho capito che gli attori ce li avevo, eccome! E da lì è iniziata la ricerca che ha portato a 'Voglio la luna'". Una ricerca il cui successo è stato decretato dal conseguimento nel 2013 del prestigioso riconoscimento Eolo Award come "miglior progetto educativo per il teatro ragazzi e giovani", dopo aver raggiunto la finale al Premio Scenario Infanzia nel 2010.

"Lo spettacolo è un fine comune, una creazione originale che nasce dalle loro improvvisazioni, dalle mie riletture dei loro vissuti, dalle loro biografie, dai loro problemi o speranze - continua Simone a proposito del lavoro con attori disabili -. Piuttosto che cercare di definire loro, inizierei a definire noi. Siamo proprio così normali? Non direi. Se fossimo abbastanza saggi da non prenderci sul serio, dovremmo riconoscere che ognuno di noi è un handicappato finché non realizza se stesso. Comportarmi con loro come attore mi viene naturale: marciamo insieme, dritti e felici".

Ma la cosa più importante che ha caratterizzato il lavoro insieme a Fabio è stata la fiducia, "quella che lui ripone in me - spiega Simone - simile a una fede [...]. Ma è fiducia anche quella che gli ho dato, quando l'ho fatto lavorare per sei ore al giorno, in strada sotto al sole, quando gli abbiamo fatto imparare un lungo testo a memoria, nonostante non avesse mai fatto nulla di simile, quando gli abbiamo corretto un difetto di dizione che nessun logopedista era riuscito a togliere [...]. Di Fabio volevo indagare il modo di essere e la nostra relazione. Avevo bisogno della sua vitalità, del suo amore, della sua visione del mondo, della sua fiducia, della sua abilità".

E così è nato "Voglio la luna", primo spettacolo con un attore con sindrome di Down inserito con successo nel circuito del teatro ragazzi, in cui Fabio, dall'andatura simile a un Pierrot, veniva svegliato da una grande palla bianca che entrava in camera sua e giocava con lui. "Gli abbiamo chiesto tanto e lui, prima di ricevere, ha dato tanto - continua Simone - . Mi seguirebbe ovunque. Mi accetta sempre, anche se mi arrabbio. A suo modo, mi insegna l'amore". Lo stesso amore che Fabio ha per il teatro e che ha decretato il successo dello spettacolo. Come ricorda il regista, "'Voglio la luna' si avvicina alle cento repliche in meno di tre anni. Fabio ha smesso di fare l'aiuto bidello: ora fa l'attore e ha una vita che lo appaga. Abbiamo preso la luna, come dico a fine spettacolo".