Salute

Diagnosi a distanza dall'Italia all'Africa: ecco i Patologi oltre frontiera

di Rs-glc
Agostino Faravelli, vicepresidente dell'associazione, è un medico in pensione con la passione della falegnameria. Grazie alla telemedicina riceve nel suo laboratorio biopsie e immagini al microscopio che nei paesi poveri sarebbe impossibile analizzare
Agostino Faravelli

Agostino Faravelli

MILANO - A Milano c'è una falegnameria che si trasforma all'occorrenza in un laboratorio di analisi per pazienti africani. Non quelli che abitano nel capoluogo lombardo ma proprio quelli che vivono in Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Zambia, Mauritania... A gestirlo e Agostino Faravelli, medico ora in pensione con la passione per la falegnameria. Faravelli è il vicepresidente di Patologi oltre frontiera, una Ong nata quindici anni fa da un gruppo di anatomopatologi con l'obiettivo di rendere possibili le diagnosi mediche delle malattie anche nel sud del mondo dove manca una tecnologia adeguata. E' possibile farlo anche a distanza di migliaia di km, grazie ad internet e alla telemedicina.

Agostino Faravelli
Agostino Faravelli

"Abbiamo deciso di lavorare su quello che nei paesi poveri è un problema drammatico - racconta Faravelli a Marta Zanella del mensile Scarp de tenis - e cioè l'impossibilità, per la maggior parte dei cittadini africani, di avere una diagnosi corretta per una malattia". In quelle nazioni manca una strumentazione adeguata e spesso si muore senza sapere di cosa. Di tumore per esempio che fino a pochi anni fa si credeva fosse una malattia legata al "benessere" dell'Occidente. Patologi oltre frontiera cerca di supplire a questo. L'associazione lavora in primo luogo con il personale locale: vengono formati dei medici patologi o dei tecnici di laboratorio che siano in grado di effettuare analisi e trasmettere le informazioni a distanza. Sono loro che preparano il materiale per le biopsie o scattano le immagini al microscopio e le inviano via web ai medici italiani che dispongono degli strumenti necessari per "leggerle".
Così il laboratorio di "falegnameria" di Faravelli riceve dati e immagini da Cuba e dalla Nigeria, dal Kosovo e dalla Palestina, da Gibuti e dall'Uganda, dal Corno d'Africa e dal Madagascar.

In Zambia, a Chirundu, Patologi oltre frontiera collabora con l'ospedale missionario Mtendere di proprietà della diocesi di Milano. "La telepatologia è in molti casi l'unica possibilità, il solo modo per sopperire all'assenza di specialisti e di strumenti diagnostici - spiega nell'articolo Antonio Antidormi dell'ufficio missionario della diocesi. - [...] Non è però una soluzione miracolosa. Il rischio, purtroppo, è che si abbia una diagnosi della malattia senza alcuna possibilità poi, comunque, di curarla".