Lo studio della Fondazione Moressa, istituto di ricerca creato e sostenuto dalla Cgia di Mestre, su dati Mef – Dipartimento delle Finanze. Nel 2021 oltre 4 milioni di contribuenti nati all’estero, in calo per la prima volta
ROMA -
La pandemia ha colpito i redditi degli immigrati: per la prima volta, in Italia,
diminuisce in modo netto il numero dei contribuenti nati all’estero e con esso diminuiscono anche i redditi dichiarati e quindi anche l’Irpef versata nelle casse dello stato. A rilevarlo è uno studio della Fondazione Moressa, istituto di ricerca creato e sostenuto dalla Cgia di Mestre, su dati Mef – Dipartimento delle Finanze.
I numeri delle dichiarazioni dei redditi 2021 (quindi su dati 2020) parlano chiaro:
in Italia sono 4,17 milioni i contribuenti nati all’estero,
hanno dichiarato 57,5 miliardi di euro di redditi e versato 8,2 miliardi di euro di Irpef. Nel 2020, quindi, diminuisce il numero dei contribuenti nati all’estero (-1,8%, erano 4,24 milioni nel 2019), ma l’impatto della pandemia è ancora più evidente sul volume dei redditi dichiarati (-4,3%, erano 60 miliardi nel 2019) e su quello dell’Irpef versata (-8,5%, erano 9 miliardi nel 2019).
Secondo lo studio, tra i contribuenti nati all’estero “quasi la metà (48,7%) ha dichiarato un reddito annuo inferiore a 10 mila euro - si nelle in una nota della Fondazione -. Tra i nati in Italia, in quella classe di reddito si attesta solo il 29,5% dei contribuenti. Per entrambi i gruppi la componente compresa tra 10 e 25 mila euro rappresenta circa 40 contribuenti su 100 (39,8% per i nati all’estero e 40,0% per i nati in Italia). Molto diversa invece la situazione per i redditi oltre 25 mila euro: appena l’11,5% dei contribuenti nati all’estero si colloca in questa fascia (solo l’1,8% sopra i 50 mila), contro il 30,5% dei nati in Italia (6,0% sopra i 50 mila)”.
Oltre la metà dei contribuenti nati all’estero, inoltre, si concentra in quattro regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Lazio. “Mediamente i contribuenti stranieri rappresentano il 10,1% del totale - spiega la nota -, ma nelle regioni del Centro-Nord i valori si alzano, raggiungendo il valore massimo in Trentino A.A. (15,4%)”. Ii differenziale tra redditi tra nati in Italia e nati all’estero, però, rimane piuttosto elevato. “Mediamente, in Italia, un contribuente nato all’estero ha dichiarato 14.360 euro, 8 mila euro in meno rispetto ad un contribuente italiano - spiega la nota -. Differenza che sale oltre i 10 mila euro in quattro regioni. I contribuenti nati all’estero “più ricchi” sono in Lombardia e Friuli V.G. (oltre 16 mila euro); i più poveri, invece, si registrano in Calabria, con meno di 9 mila euro annui. A livello provinciale, il primato spetta a Prato, con 23,4 contribuenti stranieri ogni 100. Tra le grandi città, Milano registra un’incidenza del 14,5%. Nettamente superiori alla media nazionale anche Genova e Firenze”.
Andando ad analizzare i dati sui paesi d’origine, emerge che il 15,7% dei contribuenti nati all’estero è nato in Romania (654 mila). Seguono Albania (330 mila), Marocco (255 mila) e Cina (192 mila). “Mediamente la componente femminile si attesta al 44,6%, con picchi molto più alti tra i paesi dell’Est Europa (Ucraina, Moldavia, Polonia) e dell’America Latina (Perù, Brasile) - spiega la nota -. Mediamente, ciascun contribuente nato all’estero nel 2021 ha dichiarato 14.360 euro e versato Irpef per 3.270. I paesi Ue e dell’Europa occidentale presentano generalmente valori più alti, in linea con i nati in Italia”. Secondo i ricercatori della Fondazione Leone Moressa, “i contribuenti immigrati in Italia rappresentano una componente importante per la fiscalità nazionale, anche se il loro potenziale è ancora limitato a causa di irregolarità, lavoro nero e scarsa mobilità sociale”.