6 dicembre 2014 ore: 16:06
Immigrazione

#IostoconEmra, il ragazzo rinchiuso nel Cie di Bari è libero: "Una vittoria di tutti"

Le condizioni psicofisiche e l’istanza di apolidia hanno messo fine alla detenzione del ragazzo. Emra è nato in Italia da genitori provenienti dall'ex Jugoslavia, ma per la legge è straniero. Il prossimo 22 dicembre a Venezia ci sarà l'udienza per il ricorso sul provvedimento di espulsione
Cie ponte Galeria, mani di immigrati escono da sbarre

ROMA - Emra Gasi, il ragazzo nato in Italia da genitori provenienti dall'ex Jugoslavia, rinchiuso nei giorni scorsi nel Cie di Bari è uscito dal centro di identificazione ed espulsione. A darne notizia è il sito Melting Pot Europa, che aeva lanciato l'appello #IostoconEmra per la sua liberazione, che aveva fatto rapidamente il giro del web. A far decidere il giudice le condizioni psicofisiche del ragazzo, ma anche l'istanza di apolidia presentata dal legale Uljana Gazidede. L’udienza per il ricorso contro il provvedimento di espulsione è stata fissata, invece, per il 22 dicembre prossimo a Venezia. Il giudice ha decretato, inoltre, che Emra ha diritto di rimanere in Italia in attesa del riconscimento dello status di apolide, gli verrà quindi rilasciato un permesso di soggiorno.

Emra è nato a Secondigliano, in provincia di Naoli, da genitori provenienti dall'ex Jugoslavia che avevano dovuto lasciare il loro paese a causa della guerra nei Balcani. La famiglia si è poi trasferita in uno dei campi profughi di Mestre, e poi a San Donà di Piave nel 2000,dove Emra venne iscritto nella "carta di soggiorno" del padre. Ma una volta diventato maggiorenne ilragazzo si è scontrato con la legislazione italiana, per cui risulta straniero ed entrato irregolarmente nel nostro paese. Il ragazzo ha chiesto il rilascio di un permesso di soggiorno nel 2011 ma la questura ha rigettato l’istanza e il prefetto ha emesso nel 2013 un primo provvedimento di espulsione. Ed è così che Emra, il 25 novembre, finisce al CIE di Bari Palese. "Oggi è libero, per noi si tratta di una enorme soddisfazione, una battaglia vinta,  dall’avvocato Gazidede che collabora con noi- spiega Melting Pot Europa- e da tutti quelli che in dieci giorni di detenzione hanno sostenuto Emra, il nostro appello, il grido di dolore della famiglia, e non hanno smesso di denunciare quanto stava accadendo".

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news

Cerca nella sezione libri