25 novembre 2013 ore: 15:08
Giustizia

"Mio marito mi ha quasi ucciso": documentario racconta la violenza

Il film distribuito da Cineagenzia e presentato al festival di Internazionale a Ferrara, torna nelle sale oggi in occasione della Giornata internazionale. La storia vera della protagonista è messa in parallelo con quella degli uomini che hanno deciso di farsi curare
Marta suit case - locandina

ROMA - Investita, pugnalata alle spalle, sgozzata e con la paura che il suo carnefice, il padre delle sue figlie, una volta uscito di prigione possa rifarlo ancora. Quella raccontata dal documentario "Marta's suitcase" è la storia vera  e cruda di una donna andalusa, che denuncia la solitudine e il terrore vissute nell'affrontare le continue violenze, prima psicologiche, poi fisiche, da parte dell'ex marito. Il film distribuito da Cineagenzia e presentato in anteprima italiana al festival di Internazionale a Ferrara, torna nelle sale oggi in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Un film che affronta il trauma e spiega, attraverso la testimonianza della protagonista, la condizione di tutte quelle donne che vengono continuamente maltrattate e vessate dagli uomini che le stanno accanto. La protagonista del film è appunto Marta,  che ha subito una brutale aggressione da parte dell’ex-marito: l'uomo l'ha investita con la sua auto e poi le ha tagliato la gola, lasciandola in fin di vita. Ora che il suo carnefice ha quasi finito di scontare la pena  lei è certa ci riproverà e nella casa dove si nasconde combatte quotidianamente contro la paura. "L'unico che mi ha difesa è stato il portiere - denuncia Marta -Noi donne non siamo tutelate, non dovrei essere io costretta a scappare".

 Nel documentario, che sta riscuotendo un grande successo nel tour "Mondovisioni" di Internazionale, la storia di Marta è messa in parallello con quella degli uomini abusanti che hanno deciso di farsi curare. Dalla Spagna all’Austria, l’altro protagonista del film è infatti, Harald, uno psicoterapeuta dell’associazione Männerwelten di Salisburgo, che offre ascolto agli uomini violenti per analizzare e cambiare il loro comportamento. La testimonianza di uno di loro  conduce lo spettatore nel profondo degli istinti di chi decide di aggredire la propria compagna.

"Secondo uno studio delle Nazioni Unite del 2011, in Europa il posto più pericoloso per una donna è la sua stessa casa. La violenza di genere resta un grave problema nella nostra società malgrado le leggi e l'impegno delle istituzionali siano molto migliorati negli ultimi anni -spiega il regista Günter Schwaiger -Eppure non basta inasprire le pene e offrire più protezione alle donne se non ci sono  cambiamenti sociali profondi, ma per quello serve tempo, come dice una delle protagoniste del mio film, e temo abbia ragione. Il caso di Marta è particolarmente significativo perché infrange diversi stereotipi sulla violenza domestica. Innanzitutto lei non aveva mai subito abusi fisici prima del tentato omicidio, e non viene certo da una famiglia modesta o emarginata. Come dice lei stessa: Non esiste un profilo tipico di donna maltrattata, può capitare a chiunque”. Il registasottolinea anche la forza della protagonista che non ha paura di criticare l'inefficacia delle istituzioni che dovrebbero aiutarla e proteggerla. "Per me come uomo è stato molto importante affrontare anche la controparte maschile e cercare di capire cosa succede in un uomo violento, cosa lo porta alla violenza. Per questo ho trovato il lavoro dello psicologo Harald Burgauner, uno dei più noti specialisti in Austria -aggiunge -mi ha molto colpito come investigatori, giudici e assistenti sociali siano capaci di confrontarsi per cercare una soluzione, unendo esperienze e punti di vista molto differenti. Dal modo in cui funziona questa collaborazione, e viene affrontato un problema complesso, molto si può imparare". 

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