A Bologna la violenza di genere si combatte coinvolgendo gli uomini
BOLOGNA – Dopo il lancio della campagna di comunicazione promossa da NoiNo.org, che ha mobilitato esponenti maschili del mondo dello spettacolo e dello sport per dire no alla violenza contro le donne, la presentazione del fumetto “Terry, dammi la mano”, realizzato da Francesco D’Onofrio e Davide Corazza, costituisce un’ulteriore declinazione al maschile della prospettiva da cui combattere il fenomeno della violenza di genere, il tassello che mancava nello sforzo di sensibilizzazione profuso sull’argomento. La storia a fumetti, che sarà presentata il 20 novembre alla vecchia stazione della Veneta di via Zanolini, colpisce per la sobrietà delle illustrazioni e l’immediatezza dei testi. Un racconto in cui l’amore di un’adolescente per un ragazzo incline alla violenza culmina in un episodio di abuso, che convince la giovane a rivolgersi a una struttura di assistenza e che intende suggerire la necessità di squarciare la coltre di silenzio che, insieme a sentimenti di paura e di vergogna, finisce spesso per avvolgere chi si ritrova vittima di maltrattamenti.
La volontà di rivalsa contro l’omertà di una condizione, che spesso conduce le donne a giustificare la violenza e a sentirsi colpevoli in prima persona di abusi che avrebbero in qualche modo contribuito a provocare, si accompagna anche all’evento “Io non resto in silenzio - Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, che si terrà il 24 novembre nella Sala del Silenzio di Vicolo Bolognetti. Sulla locandina che illustra l’iniziativa, una donna si strappa il cerotto che le sigilla la bocca e articola parole intrise di ribellione e di determinazione: “Io non resto in silenzio”. “Una frase pronunciata in prima persona – spiega Simona Marchesini, dirigente dell’Aics Emilia-Romagna, promotrice dell’evento – ma che aspira a diventare voce di tutta la comunità”, per contribuire a diffondere il verbo di una cultura di genere che non deve risolversi nell’adattamento del femminile alle condizioni dettate da una società in cui domina la componente maschile. “Pari opportunità non è allineare il più debole al più forte. Uomini e donne insieme, pur nella loro diversità, possono integrarsi in maniera costruttiva”. Milena Naldi, presidente del quartiere San Vitale, prescelto per ospitare l’iniziativa, parla di “battaglia comune” e plaude al valore di un’iniziativa “che porta un elemento di qualità” e si inserisce sotto il più ampio ventaglio di una campagna contro la violenza di genere, che la città di Bologna, attraverso i suoi enti pubblici, sta onorando con grande profusione di impegno e con iniziative differenziate e tese a coinvolgere ampie fasce di cittadinanza.
La giornata del 24 novembre, infatti, promossa dal comitato provinciale dell’Aics bolognese, in collaborazione con la Casa delle donne per non subire violenza, si inserisce all’interno del più ampio cartellone del festival “La violenza illustrata”, che si sta svolgendo ormai dal 7 novembre con un calendario fitto di appuntamenti. L’evento si concretizzerà in un incontro-dibattito incentrato sul tema delle pari opportunità e dell’ottica di genere, “aperto a tutti – spiega Marchesini – non solo a coloro che, come operatori, sono coinvolti dal tema”. Non a caso, nella discussione, accanto agli interventi di chi, in qualità di operatore sociale, si occupa quotidianamente del problema della violenza contro le donne, si avvicenderanno le testimonianze e le esperienze di vita di donne che si sono ritagliate ruoli di prestigio e di rilievo in ambienti a predominanza maschile, sia sportivi che aziendali, come Irene Enriques, direttrice generale della casa editrice Zanichelli, Valentina Alberti, giovane promessa del pugilato italiano, e Annamaria Gianfredi, vice campionessa mondiale di braccio di ferro.
Se davvero si vuole combattere la quotidiana “banalità” di episodi di violenza che possono innescarsi in qualunque contesto relazionale, spesso come più immediata e più facile modalità di risoluzione dei conflitti interpersonali, la strada da seguire appare quella dell’educazione preventiva, una strada che a Bologna è stata già intrapresa dal progetto innovativo NoiNo.org lab, che ha visto la realizzazione di specifici programmi formativi che hanno coinvolto gli studenti delle scuole superiori. (elisa gagliardi)