3 gennaio 2022 ore: 17:00
Disabilità

Al tempo in cui l'amore dei genitori non bastava

Nel romanzo "I ragazzi della Via Pascoli" di Pino Roveredo, edito da Bompiani, vagamente autobiografico, la storia di due gemelli nati da genitori sordomuti che verranno affidati all’Istituto dei poveri di Trieste
cover ragazzi via Pascoli

"Mamma Evelina e papà Sisto erano sordomuti da sempre, e il mondo girava loro intorno senza il minimo rumore. Per loro la gente muoveva la bocca senza urlo, sussurro, parola, lingua, tono". È qui, in una poverissima casa di Trieste, che la cicogna deposita i gemelli Pino e Rino, segnati fin dalla nascita dal marchio dell’indigenza e baciati dall’amore di due genitori che sanno trasmettere affetto e conforto ai propri figli, malgrado la preoccupazione costante di mettere insieme il pranzo con la cena. È però l’Ente comunale di assistenza, l’Eca, meglio conosciuto come Istituto dei poveri, il vero protagonista de "I ragazzi della Via Pascoli," romanzo breve di Pino Roveredo, scrittore triestino, classe 1954, da sempre attento nei suoi testi alle storie degli ultimi: detenuti, tossicodipendenti, persone recluse per anni negli ospedali psichiatrici. La storia questa volta ricalca quella dello stesso autore che, come Pino e Rino, è un cosiddetto "coda", figlio udente di genitori sordi. Due bambini che trascorrono la vita in un istituto retto da regole ferree e disumane. La loro colpa? Quella di essere nati da genitori troppo poveri per riuscire a sopperire anche alle necessità più basilari. In un’Italia del boom economico dove disabilità fa più che mai rima con povertà. 

(La recensione è tratta dal numero di ottobre di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

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