Il contributo dell'autismo alla storia dell'umanità
A partire da 70mila-100mila anni fa i progressi umani nell’agricoltura, nelle arti e nelle scienze sono stati guidati da individui con alte capacità di sistematizzazione e tali meccanismi del cervello sono in parte genetici e sovrapponibili ai geni dell’autismo. Non si tratta semplicemente di una tesi suggestiva, ma del risultato di una ricerca scientifica condotta da Simon Baron-Cohen, direttore del Centro di ricerca sull’autismo dell’Università di Cambridge e uno tra i massimi esperti mondiali sulla neurodiversità. I risultati di questo studio, pubblicati nel volume "I geni della creatività", da poco tradotto per Raffaello Cortina Editore, offrono una chiave di lettura interessante sul funzionamento del cervello autistico e sulle sue difficoltà di adattamento alla vita sociale, per lo più fondata su schemi altamente imprevedibili. Mentre il cervello di una persona autistica ha una forte probabilità di funzionare su quel meccanismo del "se-e-allora", sotteso a ogni processo di indagine volto a creare sempre nuove varianti e invenzioni.
Molte delle persone autistiche, dunque, risultano nella schiera dei super sistematizzatori e non è un caso che affluiscano numerose in luoghi, come la Silicon Valley, dove spesso mettono su famiglia. Al tempo stesso i ragazzi autistici hanno maggiori possibilità di avere genitori super sistematizzatori: uno studio del 1997 effettuato su 1.000 famiglie conferma che i padri e i nonni dei bambini autistici (a quel tempo le donne lavoratrici erano troppo poche per rientrare nel campione) avevano il doppio delle possibilità di essere ingegneri, e quindi forti sistematizzatori, rispetto ai padri e ai nonni di bambini senza diagnosi di autismo. Aneddoticamente, spiega Baron-Cohen, delle 330 famiglie più ricche degli Stati Uniti, l’8% ha un figlio autistico. E dato che l’autismo interessa l’1-2% della popolazione generale, ciò indica un aumento di quattro volte del tasso di autismo tra quei genitori che hanno accumulato grandi patrimoni. Siccome, poi, fare soldi deriva spesso dalla gestione di un’impresa e un’impresa è un sistema, alla base di un successo economico c’è una mente con grandi capacità di sistematizzazione.
Non è detto, però, che la super sistematizzazione comporti la capacità di produrre denaro e, a volte, la propensione verso gli schemi si manifesta in campi talmente ristretti da compromettere - questa è l’ipotesi ancora da comprovare - la capacità di apprendimento del mondo e, perfino, del linguaggio. Per non perdere un patrimonio indispensabile al progresso dell’umanità è sempre possibile, però, aiutare le persone con alti livelli di sistematizzazione attraverso ambienti di lavoro tolleranti e spazi di istruzione in grado di sfruttare i loro punti di forza. E la diagnosi? Può essere utile solo se una persona è in difficoltà a causa del suo autismo. Per gli altri non è necessaria e, se retrospettiva, come nel caso di personaggi vissuti nel passato, può diventare un’operazione perfino immorale.
(L’articolo è tratto dal numero di ottobre di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)