La capacità di comunicare pur non sentendo
È il 1965 e Cora, una giovane donna sorda, si trasferisce a Saint Thomas, una delle Isole Vergini americane. Qui scopre una ricerca condotta su quattro delfini e, avvertendo una forte connessione con loro, si unisce al gruppo di scienziati prendendo parte al tentativo di insegnare il linguaggio umano agli animali, mentre vive con loro in una sorta di casa-acquario. Basato su una vicenda realmente accaduta, il romanzo lega la sordità alla comunicazione visiva, fisica e gestuale. «Col tempo Cora aveva imparato a concentrarsi innanzitutto sul linguaggio del corpo e ad ascoltare solo in seconda battuta quello che usciva dalla bocca» e «di solito leggeva le labbra meglio agli uomini che alle donne». La giovane si era sempre sentita un po’ sbagliata, un po’ diversa, e pensava che i suoi problemi di udito potessero averla influenzata in questo senso, soprattutto nel rapporto con gli altri. “La casa dei delfini” trae spunto dalla storia di Margaret Howe e del delfino Peter, e dalla sostanziale tragedia di quella vicenda. «In questo romanzo vengono raccontati i fatti principali, ma con personaggi immaginari», scrive l’autrice. E infatti Margaret Howe non aveva problemi di udito.
(Recensione tratta dal numero di agosto-settembre 2022 di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)