Lampedusa, Naga: "Si muore tutti i giorni abbandonati dal sistema d'accoglienza"
MILANO – Non si muore solo nel mare di Lampedusa. Si muore anche dopo, nell'abbandono di un sistema d'accoglienza che non funziona. Lo scrive in una nota di commemorazione del 3 ottobre il Naga: "Il numero dei morti è impressionante – scrive l'associazione di medici volontari -, ma lo è ancora di più l'insistente ipocrisia con la quale si continua a gestire il fenomeno migratorio attraverso un dispositivo perverso che abbina assenteismo, repressione, disciplinamento e sfruttamento e che produce, come effetto non collaterale, le morti quotidiane".
Il problema italiano è quello della rimozione dei migranti, il tentativo di non affrontare il fenomeno degli sbarchi e della permanenza in Italia: "L'operazione Mare Nostrum ha salvato molte vite che sono state però poi abbandonate in un Paese che, secondo la legge, dovrebbe essere d'asilo, ma è di fatto di passaggio... foto-segnalamenti, centri di detenzione, stazioni con persone in cerca di accoglienza... si tenta di tutto pur di non affrontare l'immigrazione per quello che è: un fenomeno del presente", dice il Naga.
Mentre il mondo cambia, osserva il Naga, la Fortezza Europa si arrocca, cercando di conservare, chiudendosi, "un passato e una presunta identità in disfacimento, senza nuove idee per affrontare la realtà e tantomeno il futuro". Lo scriveva la stessa ssociazione un anno fa, subito dopo il naufragio: "O si troverà una soluzione politica per affrontare quella che non è un'emergenza, ma un fenomeno del presente, o le morti in mare continueranno, come le lacrime di coccodrillo". (lb)