ArabPop: 10 anni di rivoluzioni sociali raccontati attraverso la poesia
L'ampiezza e la bellezza del linguaggio della street art contemporanea araba travalica i confini e parla da sé, ma spesso è poco conosciuta. “Cerco proprio di impiegare gli strumenti che ho a disposizione, cioè la conoscenza della lingua araba e dei suoi dialetti, e la conoscenza diretta di alcuni contesti, per rendere fruibili manifestazioni artistiche e politiche che altrimenti qui, per barriere linguistiche e di distanza faticano a essere conosciute, e invece meritano - spiega Luce Lacquaniti, traduttrice e interprete di arabo, inglese, persiano, e autrice del libro “I muri di Tunisi” (Exorma, 2015)- “Le foto, in un libro come questo, per me sono importantissime perché fissano in documenti storici qualcosa che è per sua natura effimero (i graffiti); ma senza una traduzione e un minimo di contestualizzazione, in realtà a un pubblico italiano non parlano affatto da sé”.
Luce, passando in bicicletta per un quartiere della periferia sud-est romana, si è trovata di fronte un muro tappezzato di stencil con una mano che segna il numero quattro, simbolo del massacro del 2013 a Rabi'a al-Adawiyya in Egitto, corredato da una serie di insulti in arabo rivolti al generale al-Sisi. Probabilmente gli autori sono stati egiziani in diaspora. “È incredibile ritrovare simboli e slogan in parti diverse del mondo che formano come un codice segreto rivoluzionario, in qualche modo universale. Per questo ho voluto includere nel libro la foto di Roma, mi sembrava qualcosa di eclatante: non stiamo parlando di eventi lontani da noi, guarda, se ne parla sotto casa nostra”.
Nel 2019, mentre veniva scritto Arabpop, rievocando le rivolte del 2011, altrettanti rivoluzioni emergevano dai paesi della regione araba: “Per noi Arabpop è un work in progress, come abbiamo scritto nella prefazione, proprio perché mentre stavamo scrivendo i nostri capitoli, gli algerini, i libanesi, gli iracheni e i sudanesi stavano manifestando nei loro paesi” – racconta Chiara Comito, ideatrice di Editoria Araba, blog sulla letteratura araba contemporanea. “Arabpop non è un instant book ma un libro che comprende quasi 10 anni di rivoluzioni sociali, politiche e culturali e non avremmo mai potuto scrivere dell'attualità senza sfociare nella superficialità. Nel mio capitolo ho menzionato l'Algeria perché avevo trovato molto interessante che a 10 mesi dall'inizio delle proteste fossero già usciti sul mercato del libro algerino già diversi pamphlet, saggi e anche un romanzo”.
L'intento del libro è di abbracciare un pubblico più ampio degli addetti ai lavori. O far conoscere generi, come la poesia, così popolare nel mondo arabo, ma spesso considerata d'élite in Italia. “Quello che cerco di fare con il mio lavoro di traduttrice di poesia e con il mio capitolo su Arabpop è far capire quanto la poesia, negli anni, nei secoli, si sia mescolata agli avvenimenti politici e sociali del mondo arabo, diventando un linguaggio necessario per comprendere le società arabe e la loro cultura – spiega Silvia Moresi, arabista e traduttrice di raccolte di poesie di Nizar Qabbani e Mahmud Darwish, tra i più grandi poeti arabi contemporanei tradotti in tutto il mondo. “La poesia nel mondo arabo è sempre stata pop, cioè popolare (intendendo questo termine in tutte le sue accezioni), trasversale ai diversi ceti sociali e anche alle generazioni. Mi entusiasma poter far conoscere la bellezza della poesia araba ma soprattutto raccontare il mondo arabo attraverso il linguaggio poetico, che mette al primo posto l'umano, invece del solito linguaggio quello geopolitico”.