16 settembre 2014 ore: 12:39
Immigrazione

Palermo: un protocollo per l'educazione di migranti e richiedenti asilo

Mari D’Agostino: “Siamo di fronte a realtà nuove che necessitano di un grande sforzo didattico e scientifico”. Ciulla: "Fornire competenze di base volte a favorire la loro emancipazione ed il confronto con la collettività, obiettivi indispensabili per il futuro dei giovani migranti non accompagnati"
Donne immigrate a scuola

PALERMO - Mettere in campo sinergie fra istituzioni e competenze specialistiche per i minori non accompagnati nell'ambito dell'insegnamento della lingua italiana, è questo l’obiettivo del protocollo di intesa firmato ieri dall'università e dal comune di Palermo. Un accordo che sancisce e rilancia una importante collaborazione per l’accoglienza e l'integrazione della popolazione migrante.

Da alcuni anni la scuola di Lingua italiana per stranieri dell’università accoglie all’interno dei propri corsi di lingua un numero crescente di adolescenti e giovani con lo status giuridico di “minori non accompagnati.” Si tratta di ragazzi che  in questo ultimo periodo sono arrivati in Sicilia dopo esperienze spesso drammatiche.
I numeri dell’ultimo anno danno un'idea di quanto è stato fatto per loro dall'università: 400 ore di corsi di alfabetizzazione rivolti ad adolescenti non scolarizzati, più di 500 ore di corsi di lingua italiana di diversi livelli e un centinaio di studenti che frequentano le aule dell’università, spesso per molti mesi. Tutto questo in stretto raccordo con l’ufficio nomadi e immigrati del comune e con molte delle comunità di accoglienza per minori.

Il protocollo, firmato dall’assessore alla Cittadinanza sociale Agnese Ciulla e da Laura Auteri, direttore del dipartimento di Scienze umanistiche a cui fa capo la scuola di Lingua italiana per stranieri, parte da quanto è stato già fatto per andare oltre. L'obiettivo, infatti, è quello di volgere l'attenzione anche sulla realtà altrettanto difficile dei rifugiati e richiedenti asilo e di cercare di mettere a sistema quanto è stato fatto, fino ad oggi, con le sole forze della scuola di italiano.

La direttrice della scuola, la prof.ssa Mari D’Agostino, “Per noi è importante che il comune, la regione e le altre istituzione coinvolte a vario titolo nell’accoglienza della popolazione migrante abbiano piena consapevolezza che siamo di fronte a realtà nuove che necessitano di un grande sforzo didattico e scientifico. Molti dei ragazzi che arrivano da soli nei barconi non sono andati a scuola e per loro servono dei corsi speciali. Inoltre chi vive all’interno del sistema di protezione per richiedenti asilo ha spesso pochi contatti con gli italiani e nessuna possibilità di imparare la lingua per immersione. Nelle nostre aule, infatti, entrano rifugiati che dopo un anno di permanenza in Italia non conoscono che pochissime parole di italiano. E sono proprio questi soggetti che avrebbero più bisogno di una buona conoscenza della lingua del Paese ospitante, per capire gli altri e per farsi capire. L’università ha scelto di sbilanciarsi, facendo di tutto questo un'importante occasione di impegno umano e scientifico, ma occorre anche il sostegno delle altre istituzioni, utilizzare bene le risorse disponibili e fare rete. ” 

“Con la sottoscrizione del protocollo - dichiara l'assessore Agnese Ciulla - diamo atto della proficua sperimentazione avviata con l'università che in questi ultimi due anni ha permesso a oltre 150 minori non accompagnati di acquisire le competenze linguistiche necessarie per relazionarsi con il nuovo contesto in cui si stanno inserendo. Competenze di base volte a favorire la loro emancipazione ed il confronto con la collettività, obiettivi indispensabili per il loro futuro, in una società che fatica ancora a confrontarsi con la multiculturalità, da noi invece vista come opportunità di confronto e di arricchimento socio-culturale reciproco. Obiettivi ancor più cogenti per i minori non accompagnati che, giunti a Palermo sempre più numerosi durante i ripetuti sbarchi degli ultimi mesi, non dispongono di alcuna rete relazionale con i loro connazionali che possa minimamente supportarli. Pertanto necessitano nel più breve tempo possibile di acquisire strumenti di comunicazione che gli permettano di sentirsi un po' meno ‘estranei’”. (set)

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