Servizio civile universale, lo strumento per "formare cittadini più responsabili"
Scattare una foto a un oggetto in movimento non è facile. Eppure può aiutare ad identificarlo meglio, a capirne la forma e la direzione, anche se questa è destinata poi a mutare. In questo senso il libro “Il servizio civile universale. Una politica ‘con’ e ‘per’ i giovani” (Aracne editore, 2017) di Raffaele De Cicco (da poco ex direttore dell’Ufficio nazionale del servizio civile), fotografa bene cosa oggi è il servizio civile “universale”, sulla scia della riflessione dell’autore iniziata nel 2011 con il precedente libro “Le vie del Servizio Civile”.
De Cicco rilegge questo istituto alla luce non solo della sua recentissima riforma, ma soprattutto del “cambio di paradigma” sociale avvenuto in questi anni, che richiede anche per il servizio civile una “rivoluzione culturale”, come scrive nella prefazione al libro Giovanni Bastianini, presidente della Consulta nazionale del servizio civile.
De Cicco, da sociologo, ha ben presente come “oggi non viviamo un'epoca di cambiamento quanto un cambiamento d'epoca” (papa Francesco ) e su questo filo rosso tesse la trama e l’ordito di una rilettura trasversale della legge 106/2016 e del D.lgs. 40/2017, che hanno riformato in chiave “universale “ il servizio civile nazionale volontario, nato nel 2001 al termine dell’epoca della leva obbligatoria e dell’obiezione di coscienza.
Pensato come un vero e proprio manuale, nel libro articolato in 5 capitoli introdotti dagli articoli delle normative di riferimento, l’autore guida il lettore passo passo nelle novità più rilevanti della nuova legge di riforma, evidenziandone i collegamenti con quella del 2001, ma anche gli elementi di novità proposti sia dal legislatore che dall’esecutivo.
Anche i suoi nodi e i possibili punti deboli, a partire dal quello della “governance”, della programmazione e delle nuove modalità di accreditamento, progettazione e monitoraggio, sono approcciati in modo esaustivo dall’autore, che prova a indicare possibili soluzioni e prospettive, che diano proprio alla riforma un senso compiuto.
Nel libro non mancano così indicazioni concrete per chi si avvicina al servizio civile per la prima volta, oppure da “tecnico” o “professionista”: gli enti, le amministrazioni e i decisori politici soprattutto. Ma per De Cicco sono innanzitutto i giovani i destinatari privilegiati dell’esperienza del servizio civile universale, di cui la cittadinanza attiva è l’architrave. Giovani su cui investire per renderli da “prigionieri” a “turisti” della società, “artigiani del bene comune” (papa Francesco) sulla strada di una “vita adulta, responsabile, autosufficiente, duratura” per usare ancora le parole di Bastianini.
“È questo il terreno dove il cambiamento dell’atteggiamento di tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nel servizio civile universale deve essere più radicale rispetto al passato”, scrive De Cicco (p. 125) in merito proprio al ruolo dei giovani e all’investimento nei loro confronti, soprattutto per quelli con minori opportunità. “Uno dei fini più importanti, se non il più importante del servizio civile nazionale ed ora del servizio civile universale, mai messo in discussione, nemmeno dall’attuale riforma, – scrive l’autore poco prima nel libro (p. 99) -,è quello della formazione di cittadini più responsabili, di cittadini migliori, di cittadini attivi che partecipano alla vita della comunità alla quale appartengono e delle istituzioni democratiche a tutti i livelli, a partire da quelli locale per terminare a quelle comunitarie, passando per quelle dello Stato nazionale, in modo da influenzarne le decisioni”. Perché “essere liberi – direbbe Mauro Magatti (“Cambio di paradigma”, p. 141) – non si esaurisce nel consumare, ma implica il contribuire in prima persona alla costruzione del futuro”.
“Il mare è diventato minaccioso – ci ricorda ancora Magatti (p. 80) – e chi non è nelle condizioni di tenerlo rischia il naufragio. E tenere il mare vuol dire essenzialmente due cose: darsi una direzione (cioè obiettivi da perseguire) e riconoscere perché non ci si salva da soli, ma solo mettendosi insieme ad altri, in vista appunto di un interesse comune”. È una lezione valida anche per il servizio civile universale, che De Cicco fa propria e indica per il futuro di questo importante Istituto, soprattutto se in questi tempi anche le “patrie da difendere” cambiano in fretta e ne vorrà ancora avere uno di futuro. (FSp)