Turni massacranti, a rischio la salute di educatori e agenti nelle carceri milanesi
MILANO - Se si spendono poche migliaia di euro per la formazione del personale e ci sono agenti che devono stare fino a otto ore in un reparto di detenuti con problemi psichiatrici, qualcosa non funziona nelle carceri di Milano. Il tema della "sicurezza e salute nei luoghi di lavoro" è quasi sconosciuto nei penitenziari milanesi. Tra agenti, educatori, amministrativi, medici e infermieri ci lavorano centinaia di persone. Ma per il 2015 per i tre istituti sono stati stanziati appena 25mila euro per i corsi obbligatori previsti dalla legge e che vengono fatti in qualsiasi azienda. Per la manutenzione ordinaria si spenderanno circa 300mila euro e per quella straordinaria 1,5 milioni. "Il carcere è un ambiente chiuso -sottolinea Alessandra Naldi, garante dei detenuti del Comune di Milano-. E quindi il benessere di agenti e personale si ripercuote anche sui detenuti e viceversa". Per fare il punto della situazione e denunciare le falle del sistema penitenziario milanese su questo tema, il Garante, insieme alla Cgil, ha organizzato, per giovedì 28 maggio, dalle 9 alle 13, alla Camera del Lavoro, il convegno su "La tutela dei lavoratori dell'Amministrazione penitenziaria". "Di notte interi reparti vengono affidati a un solo agente -afferma Alessandra Naldi-. A San Vittore, inoltre, nel Centro di osservazione neuropsichiatrica (Conp), un reparto molto difficile e degradato, i pochi agenti devono sopportare turni troppo lunghi, in qualche caso fino a otto ore. È chiaro che queste situazioni influiscono sulla salute degli agenti e sul clima che si vive nei reparti".
Anche per i detenuti che lavorano in carcere, alla dipendenze del Ministero di Giustizia, non viene fatta formazione alla sicurezza. "Magari vengono ingaggiati per fare lavori di manutenzione -racconta la Garante dei detenuti-. E così salgono su scale, maneggiano utensili, ma non ricevono nessuna indicazione o istruzione per evitare infortuni".
La relazione principale del convegno è affidata a Modesto Prosperi, dell'Ufficio del garante dei detenuti che da anni si occupa di sicurezza e salute per i lavoratori del Comune. "È chiaro che il carcere non è un luogo come un altro -afferma-. Ma non per questo non è possibile, come finora si è creduto, mettere in atto quegli accorgimenti che tutelino meglio la salute di chi ci lavora. Soprattutto per quanto riguarda lo stress. Dal convegno dovrebbe partire una ricerca approfondita sulla situazione nelle tre carceri milanesi, per poter indicare alle direzioni degli istituti la priorità delle cose da fare". (dp)