Uomo, 35 anni, in cerca di lavoro: l’identikit dell'italiano emigrato
Roberto Arcari/Contrasto
ROMA – Sono in maggioranza uomini, con un’età media di 34 anni, che si spostano per lo più in cerca di lavoro, anche prima di aver finito l’università o subito dopo la scuola dell’obbligo. È questo l’identikit degli italiani che emigrano all’estero tracciato dal rapporto “Italiani nel mondo 2013”, realizzato dalla fondazione Migrantes e presentato oggi a Roma. Nel dettaglio, secondo l’indagine il 53 per cento dei nostri connazionali espatriati sono maschi, il 54 per cento è celibe e il 38,1 coniugato. Per quanto riguarda le classi di età: il 15,5 per cento è minorenne, il 21 per cento ha tra i 18 e i 34 anni, il 25 per cento tra i 35 e i 49 anni, il 19 per cento invece ha un’età compresa tra i 50 e i 64 anni. Un altro 19 per cento è composto dagli over 65.
Chi si sposta verso l’estero è, secondo le cancellazioni anagrafiche dell’Istat aggiornate al 2011, effettivamente nel pieno dell’età lavorativa: il 22 per cento è laureato, mentre il 28,7 per cento ha un diploma. Dei 14.372 diplomati però, l’83 per cento ha frequentato l’università o, almeno ha provato, salvo poi prendere la strada dell’espatrio. “In un clima di generale di recessione economica considerando l’aumento vertiginoso dei tassi di disoccupazione in Italia e del disagio economico e sociale, molti giovani decidono di spostarsi all’estero prima ancora di aver finito l’università –si legge nel rapporto – una sorta di emigrazione del “semi-lavorato” dall’Italia che finisce con l’essere “effettivamente plasmato” fuori dai confini nazionali. Di questi non è detto quanti finiranno il percorso di studi, così come non è dato sapere se si sono spostati con l’intento di lavorare o di frequentare un corso all’estero o, ancora, di specializzarsi fuori dai confini nazionali”. Questo aspetto dell’emigrazione verso l’estero è avvalorato dalla scelta dei paesi dove spostarsi: nel 2011, i laureati e i diplomati scelgono principalmente Regno Unito, Svizzera e Germania. Si tratta, infatti, delle principali realtà europee per quanto concerne la formazione e lo studio, ma anche per la professionalizzazione e la ricerca.
Nell’indagine vengono messi in risalto anche alcuni campanelli d’allarme: sono cresciuti, in modo consistente, gli espatriati con licenza media inferiore (erano lo 0,3% nel 2010, sono il 24,4% nel 2011) diretti soprattutto in Germania e in Svizzera, le mete delle catene migratorie dell’ultima grande emigrazione italiana degli anni ’50. “Ci si augura che non si abbia a che fare con flussi di giovanissimi che partono subito dopo la scuola dell’obbligo alla ricerca di un lavoro per aiutare le famiglie in forte difficoltà e disagio economico –scrivono i ricercatori della Fondazione Migrantes - di conseguenza è aumentato, in modo consistente, il numero assoluto dei minorenni coinvolti in questi spostamenti (dai 6.906 del 2010 agli 8.617 del 2011) che si sono diretti, prioritariamente, in Germania, Francia e Svizzera”.
Per quanto riguarda il totale delle cancellazioni anagrafiche per l’estero, secondo l’Istat, nel 2011 sono state 50.057 (+10.512 rispetto al 2010), il numero più alto dal 2000. Mentre le iscrizioni sono state 31.466 (+3.274 rispetto al 2010). Tra coloro che sono rimpatriati le donne sono il 51,9 per cento e l’età media è di 36 anni e mezzo. Il 28,9 per cento dei rimpatriati ha più di 50 anni e, in particolare, il 12,8 per cento ha più di 65 anni. Ciò testimonia quanto, a conclusione del percorso lavorativo condotto all’estero, sia ancora oggi avvertito il desiderio di rientro in patria. Il 26 per cento di chi rimpatria è diplomato, il 24,4 per cento ha la licenza media inferiore, l’11,6 per cento la licenza elementare e “solo” il 18,9% è laureato.