“Bene Bologna e Torino, ma altri comuni prendano posizione contro il decreto Salvini”
BOLOGNA - “Saranno gli enti territoriali a doversi fare carico della maggiore irregolarità effetto del decreto Salvini. Siamo molto contenti che il Comune di Bologna, come quello di Torino, abbia preso posizione. Sarebbe molto importante che lo facessero tanti comuni”. Così Rossella Vigneri, presidente di Arci Bologna, che avverte: “Con la cancellazione della protezione umanitaria, gli Sprar saranno smantellati e questo a Bologna significa cancellare un modello che funzionava, come a Riace”. Nell'area metropolitana ArciSolidarietà gestisce 8 piccole strutture per nuclei familiari o singoli, ospitando 40 persone all'interno del sistema Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, a cui si aggiungono 28 posti nel sistema Cas, quello dei Centri di accoglienza straordinaria per richiedenti protezione internazionale gestito dalle prefetture.
“Bologna non abdicherà al modello dell'integrazione diffusa dello Sprar perché è (e rimarrà sempre) la città dei portici”, ha scritto su Facebook l'assessore comunale Marco Lombardo dopo che il Consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno per cercare di bloccare gli effetti del decreto Salvini su immigrazione e sicurezza. A differenza di Torino, a Bologna il Movimento 5 Stelle non ha partecipato al voto del documento, che ha unito il testo presentato da Coalizione civica e gruppo misto e quello di Pd e Città comune. Alla fine è passato con i voti di Pd, compreso quello del sindaco Virginio Merola, Citta' comune, Coalizione civica e gruppo misto, mentre hanno votato contro Lega, Fi e Insieme Bologna.
L'odg impegna il sindaco “a chiedere al ministro dell'Interno ed al Governo di sospendere, in via transitoria fino a conclusione dell'iter parlamentare, gli effetti dell'applicazione del decreto legge 113 del 2018 e ad aprire un confronto con la Città metropolitana e il Comune e in generale le città italiane, al fine di valutare le ricadute concrete di tale decreto sull'impatto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori”. Secondo i consiglieri che lo hanno votato, le nuove norme creeranno “rischi per la legalità ed un aumento di persone prive di assistenza e di dimora specie nel centro urbano, con conseguente ricaduta sui servizi di bassa soglia”. A questo si aggiunge che “circa 250 minori stranieri non accompagnati rischiano, nel prossimo triennio, al compimento del 18esimo anno di età di uscire dai percorsi di accoglienza e di finire in strada”.
Oltre alle ripercussioni sugli enti territoriali, “ci sarà molta più gente che vivrà ai margini, il Comune non potrà lasciare per strada famiglie con bambini”, chiarisce Vigneri. Il decreto, che lunedì sarà discusso e forse emendato in Senato, “mette in atto dispositivi discriminatori che vanno a violare diritti fondamentali, come il fatto della limitazione della libertà personale nei periodi di detenzione previsti o la limitazione della cittadinanza. A Bologna si rischia di cancellare un modello tanto come a Riace. Qui lo Sprar funzionava, gestito attraverso il coordinamento dell'Asp [Azienda pubblica di servizi alla persona, ndr]”, aggiunge la presidente Arci.
“I 28 posti del Cas stavano per diventare Sprar, avevamo già ottenuto l'autorizzazione centrale dal ministero, ma con la firma del decreto da parte del presidente della Repubblica abbiamo dovuto bloccare tutto”, racconta Francesca Santucci, coordinatrice del progetto accoglienza di Arci Solidarietà Bologna, “Comune e Asp sono al lavoro per capire come gestire la novità”.
“Si vuole andare a privilegiare il sistema Cas, proprio quello che qui stavamo cercando di superare puntando su un sistema di accoglienza Sprar diffuso, che era stato accettato anche da comuni di destra perché la gestione diventava più affrontabile”, chiarisce Vigneri, “mentre se, come Salvini ha più volte annunciato, sarà diminuita la quota a persona per chi accede agli Sprar, significa che i gestori dovranno funzionare come sistema di alberghi, senza risorse per mettere in campo servizi fondamentali per l'integrazione, per esempio la scuola di italiano, l'orientamento sanitario e al lavoro. Tutto questo viene totalmente distrutto. Ci ritroveremo ad avere grossi centri che dalla popolazione saranno vissuti come una sorta di invasione. A questo si aggiunge che molti migranti diventeranno irregolari”.
“Finirà per strada anche chi riuscirà a ottenere, per casi di vulnerabilità estrema, uno dei permessi di soggiorno che adesso prevede il decreto Salvini – sottolinea Santucci -. Da una parte viene riconosciuto il diritto a rimanere sul territorio ma dall'altra non viene garantita l'accoglienza, perché lo Sprar sarà accessibile solo per i richiedenti asilo, mentre tutte le persone che rientreranno nelle altre tipologie di casi speciali previsti dal decreto saranno per strada e si tratta di situazioni di vulnerabilità”. Per esempio, nelle strutture gestite da ArciSolidarietà Bologna 6 appartamenti su 8 sono dedicati ai nuclei familiari con minori. “La maggior parte delle famiglie con bambini ha ottenuto la protezione umanitaria, perché considerata in condizione di vulnerabilità. Rimarranno in accoglienza fino alla fine del loro percorso, come prevede il decreto. Con le nuove norme, queste tipologie di persone non rientreranno più nel sistema Sprar, anche se sarà riconosciuta loro un'altra forma di protezione. Per come sono le cose oggi, finiranno per strada, a carico degli enti locali, che non possono permettersi di avere dei bambini che dormono per strada. E' questo quello che crea il decreto Salvini, caos totale”. (Benedetta Aledda)