11 gennaio 2017 ore: 14:27
Giustizia

"Chi semina racconta": così un bene confiscato è diventato biofattoria sociale

A Palermo il progetto ha coinvolto in due anni dieci giovani donne a rischio marginalità, 120 minori ospiti di comunità alloggio, persone con disabilità e autori di reato inseriti in percorsi di legalità. L'intenzione delle donne è organizzarsi in un'associazione che permetta loro di proseguire nel settore dell'agricoltura bio-sostenibile
Presentazione bene confiscato - libera
Presentazione bene confiscato - libera

PALERMO - Grazie al progetto "Chi semina racconta" dieci giovani donne a rischio marginalità  avranno un’opportunità lavorativa. L'iniziativa ha coinvolto anche 120 minori ospiti di comunità alloggio, persone con disabilità e autori di reato inseriti in percorsi di legalità. Coinvolti anche 20 professionisti per 75 ore di formazione. Le attività si sono svolte all'interno del centro ippico Giuseppe Di Matteo, in contrada Portella della Ginestra a Palermo rimesso a nuovo e convertito in una biofattoria. Adesso che il progetto si è concluso l'intenzione delle donne quella di organizzarsi in un'associazione che permetta loro di andare avanti nel settore dell'agricoltura bio-sostenibile.

Il progetto “Chi semina racconta”, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale, nell'ambito del bando "Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici" è stato realizzato dalla cooperativa sociale Placido Rizzotto (capofila), da Libera Palermo, da Orizzonte Donna onlus e dalla Rete delle Fattorie sociali Sicilia, con la collaborazione di alcuni partner esterni (Cnca, l’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni del Ministero della Giustizia e l‘associazione Famiglie Persone Down). 

Durato quasi due anni ha avuto il suo cuore pulsante proprio nel centro ippico dedicato alla memoria del piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso dalla mafia. I risultati sono stati illustrati in un volume presentato ieri presso l’aula Pio La Torre dell’ex Casa del Fanciullo di San Giuseppe Jato. Oltre 60 pagine che raccontano passo dopo passo quasi due anni di attività: la formazione di 10 giovani donne divenute operatrici di biofattoria sociale, la conversione del centro in biofattoria e orto didattico funzionale alle attività di agricoltura sociale, i percorsi di legalità ed il riuso dei beni confiscati che hanno coinvolto oltre 120 minori a rischio. “Chi Semina Racconta” è stato suddiviso in più fasi: la conversione del centro, la formazione delle donne disoccupate di età compresa dai 18 ai 35 anni in condizione di disagio socio-economico e infine i percorsi di inclusione sociale, benessere, riabilitazione e incontro con l’altro che sono partiti dall’agricoltura sociale coinvolgendo i minori ospiti di case famiglia attraverso l’orto e la cura delle piante. Il progetto ha avuto anche il merito di offrire un esempio virtuoso di riuso dei beni confiscati a servizio del territorio, promuovendo strumenti di cittadinanza attiva. Tra i beneficiari ci sono stati anche alcuni autori di reato e giovani affetti da sindrome di Down. I beneficiari indiretti sono state, naturalmente, anche tutte le famiglie dei partecipanti e tutte le realtà coinvolte.

Il territorio dell’Alto Belice dove si trova il bene confiscato comprende 20 Comuni e circa 120 mila abitanti, con un’età anagrafica elevata. La presenza sul territorio di fenomeni di delinquenza mafiosa ha impedito, in passato, un adeguato sviluppo socio-economico. In tale contesto il lavoro delle cooperative Libera Terra è in questi anni intervenuto formando i giovani, dando nuovi stimoli all'imprenditorialità, educando alla legalità e ai valori civili e democratici di dignità e rispetto dell’altro, solidarietà, giustizia, senso di responsabilità. L'iniziativa ha provato, infatti, a sopperire in parte alle carenze di un'area a bassa occupazione femminile (44,1% di disoccupazione), dove la forza lavoro delle donne (27% del totale, molto al di sotto delle medie nazionale, regionale e provinciale) è concentrata nel settore agricolo (37,4% con punte del 50%), turistico-alberghiero e nelle pubbliche amministrazioni (33,8%). (set) 

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