13 marzo 2015 ore: 12:50
Famiglia

"Io, papà separato. Oggi guadagno 200 euro al mese"

Hanno vissuto il dramma della separazione e della perdita del lavoro ma adesso grazie ad un progetto di accoglienza della Caritas stanno, a poco a poco, ricostruendo la loro vita. Le storie di chi ha chiesto aiuto
Divorzio, separazione, coppia di spalle in penombra

PALERMO - Hanno vissuto il dramma della separazione e della perdita del lavoro ma adesso grazie ad un progetto di accoglienza della Caritas stanno, a poco a poco, ricostruendo la loro vita. Sono le storie di M. e di G. due padri separati che sono stati accolti all’interno di un appartamento condiviso che potrà accogliere fino a dieci persone.

M. ha 51 anni ed è stato accolto dallo scorso settembre in Caritas. Per 24 anni ha lavorato in una lavanderia industriale dove poi, a causa della crisi economica, è stato licenziato. Ha provato a lavorare per conto suo, ma non è andata bene e nel 2014 è arrivata la separazione, dopo 30 anni di matrimonio. Molto sofferta e traumatica. Dallo scorso ottobre è riuscito a trovare un piccolo lavoro nello Sprar di Badia Grande di Trapani che accoglie 29 migranti africani. Si tratta di un piccolo contratto di lavoro, rinnovato periodicamente. “Ho dormito 5 notti in macchina”, racconta. “Quando ho perso il lavoro la situazione con mia moglie si è incrinata ed è poi precipitata - continua -. Mia moglie ha iniziato a lavorare in una struttura per anziani come badante. Dopo il primo mese dalla separazione, stavo male e sono stato ospitato a casa dei miei familiari ad Agrigento. I figli mi hanno sostenuto molto nella mia sofferenza. Ho attraversato un momento di depressione molto forte, pensando pure  di farla finita, ma fortunatamente sono riuscito a superare il momento peggiore grazie al sostegno di alcune persone”. “In Caritas mi trovo benissimo - continua -. Mi sento aiutato e anch’io vorrei sostenere altri che soffrono. Spero in un lavoro sempre più stabile che mi permetta di avere una casa e di potere ritornare in famiglia anche per il bene dei miei tre figli. So che il percorso è lungo e non ci sono certezze. In questo momento desidero ricostruire serenamente di nuovo la mia vita. In famiglia mi auguro e aspetto che la situazione si sviluppi nel migliore dei modi”.

Tra i padri separati accolti dalla Caritas di Palermo, c’è anche l’agente di commercio G., 55 anni, una vita di lavori precari alle spalle, iniziati tutti con dei buoni contratti  e finiti in licenziamenti o fallimenti aziendali. G. è stato inserito nel progetto di Housing First della Caritas a dicembre, perché con il lavoro di rappresentante non riesce a pagarsi l’affitto di una stanza né a provvedere alla spesa alimentare. Eppure fino a qualche anno fa G., prima di essere licenziato da quell’azienda in cui pensava di rimanere, era riuscito a concretizzare i suoi sogni di una vita agiata e serena. Nel 1989 è stato assunto in un’azienda specializzata in strumenti per l’automazione dei sistemi e servizi bancari. “Credevo di andare in pensione con questo lavoro”, racconta. Nel 1990 si è sposato, mettendo su quella famiglia che da anni desiderava crearsi. Ma dopo tre anni la ditta presso cui lavorava fallisce, dopo 70 anni  di attività.

Nel 1992, più che trentenne, così si ritrova disoccupato. Ma non si perde d’animo. Nello stesso anno si iscrive all’Albo degli agenti di commercio e inizia a collaborare con un’azienda che produce macchinari elettromedicali. È su questo settore che resterà per anni, trascinato dall’onda di una precarietà sempre meno remunerativa e passando da una ditta ad un’altra. La mancanza di una stabilità economica mette in crisi anche gli affetti e i sentimenti: nel 1996 si separa dalla moglie dopo 6 anni di matrimonio e un figlio piccolino da crescere, che verrà affidato alla mamma. Per qualche anno riesce a garantire al figlio l’assegno di mantenimento. Poi, però, il lavoro inizia a scarseggiare, le provvigioni sono sempre più esigue e non riesce più a garantire la retta mensile.
Nel 2000 arriva il divorzio definitivo. Nel frattempo, G. torna a vivere dalla madre, un’anziana donna che è venuta a mancare lo scorso anno. “Dalla morte di mia mamma in poi – racconta G.  -, inizia per me il periodo più buio della mia vita. Da fine 2013, poi, le mie condizioni economiche si sono aggravate, fino ad arrivare a oggi che guadagno poco meno di 200 euro al mese”.

Dopo la morte della madre, quindi, perde anche la casa: “Pagavamo l’affitto con la sua pensione. Così mi sono ritrovato senza un tetto. Grazie all’aiuto dei miei fratelli ho vissuto per un mese in un ostello turistico e dopo, addirittura nel salone dello studio di un amico medico”. G. intanto non si è certo abbattuto e poco per volta sta ricomponendo i cocci di quella quotidianità messa in crisi dalle difficoltà economiche e dall’estenuante precarietà lavorativa. Oltre continuare la sua occupazione di agente di commercio, è alla continua ricerca di un’occupazione fissa. “E’ da qui, con un lavoro stabile e un contratto dignitoso, che voglio riprendere poco per volta la mia vita in mano”. (set)

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