3 dicembre 2014 ore: 17:04
Non profit

"Volontariato sicuro" sul lavoro. Nel Lazio su 2 mila associazioni, poche a norma

Le duemila associazioni di volontariato, se hanno dipendenti, devono mettersi in regola con il Testo unico sulla Sicurezza o rischiano penalmente. Spes e Sintesi lanciano un progetto per supportarle in modo semplice e a costi minimi
Volontariato sicuro - incontro

Da sinistra: Valentina Pompili, Luigi Fabbri, Renzo Razzano e Pierluigi Gemmiti

Da sinistra: Valentina Pompili, Luigi Fabbri, Renzo Razzano e Pierluigi Gemmiti
Volontariato sicuro - incontro

ROMA - Il Lazio è la regione apripista del progetto “Volontariato sicuro. Sicurezza sul lavoro nel mondo del Terzo settore”, lanciato da Spes, centro di servizio per il volontariato del Lazio, e Sintesi, azienda che da 25 anni si occupa di sicurezza e salute sul lavoro. L'obiettivo è fornire un servizio di supporto a basso costo alle associazioni del territorio per adempiere gli obblighi del Testo Unico sulla Sicurezza.

Nel Lazio sono circa 2 mila le associazioni di volontariato iscritte nel registro regionale. A parte le più grandi e organizzate, quasi nessuna si è messa ancora in regola rispetto al Testo Unico sulla Sicurezza (Decreto legislativo 81/2008): esso prevede che le associazioni che abbiano anche solo un dipendente (o equiparabile, con un qualche contratto subordinato) siano trattate come imprese. Ciò significa mettersi in regola con una normativa, discendente dalla storica Legge 626, che regola le certificazioni, la formazione e le modalità di messa in sicurezza sul luogo di lavoro. Non ottemperarvi può portare a sanzioni penali.

La prima reazione dei presidenti delle associazioni è stata, generalmente, 'io mollo tutto' – racconta Luigi Fabbri, relatore della legge in Senato nel 2008, e controrelatore nel 2009 alla Camera -, perché si tratta di un notevole onere per volontari che svolgono gratuitamente servizi fondamentali per il paese. Il nostro primo compito è informare, perché molti non sanno nemmeno di questa normativa, e non spaventare, bensì aiutare a orientarsi”.

Gli adempimenti sono diversi, infatti, a seconda se le associazioni siano composte di soli volontari o anche dipendenti: nel primo caso il rappresentante legale deve solo stilare un accordo scritto con i soci per la “valutazione dei rischi incombenti” nel programma delle attività previste. Nel secondo invece sono previste una serie di misure, dalla redazione del documento di valutazione dei rischi (Dvr), ai corsi di formazione per i rappresentanti legali, formazione generica sulla sicurezza e specifica sul primo soccorso e antincendio, fino alla sorveglianza sanitaria.

“Le organizzazioni di volontariato sono solitamente molto piccole, con una media di dieci volontari, con finalità molto specifiche e pratiche che spesso riguardano direttamente i fondatori – spiega Renzo Razzano, presidente di Spes -, e per questo impreparate a gestire una normativa così complessa, né hanno le risorse economiche per applicarla. L'obiettivo era quindi fornire un servizio di appoggio chiaro, semplice e a basso costo”.

I Centri servizi per il volontariato, a norma di legge, sono finanziati da fondazioni bancarie, e forniscono servizi gratuiti. Spes ha quindi incontrato lungo il percorso Sintesi, azienda specializzata in sicurezza sul lavoro, che ha deciso a sua volta di investire in responsabità sociale d'impresa (circa 200 mila euro per quest'anno), e ne è nato un progetto comune per fare fronte alle necessità di un mondo associativo variegato e generalmente incompetente sul tema, “Un settore sparuto e disperso – spiega Pierluigi Gemmiti, presidente di Sintesi -, cui dare strumenti ricchi e costosi a prezzi sociali, per introdurre una vera cultura della prevenzione e della sicurezza sul lavoro come anni fa fu fatto nelle piccole aziende”.

Si è partiti con una fase sperimentale, di ascolto delle esigenze e di organizzazione dei primi due corsi cui hanno partecipato una quarantina di operatori. Ad oggi sono un centinaio le associazioni della regione che hanno preso parte agli incontri formativi.

Da oggi parte invece il servizio completo, per il Lazio, mentre prossimamente dovrebbe aprire anche in Abruzzo, Sicilia, Lombardia e poi via via tutto il territorio: un numero verde per ottenere informazioni (800 186 054), cui rispondono otto operatori formati ad hoc; un sito dedicato sul quale registrarsi e firmare il contratto; 6 tipi di pacchetti a seconda delle necessità e della complessità dell'associazione, dal servizio di assistenza telefonica in materia di Salute e Sicurezza sul Lavoro e Corso di Formazione per la qualifica di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione per il Legale Rappresentante, fino alle visite mediche finalizzate al rilascio del giudizio di idoneità.

Il costo va dai 100 ai 500 euro l'anno, a seconda delle necessità operative e della complessità delle associazioni, non secondo le dimensioni, “Ma i primi sei mesi sono gratuiti – spiega Valentina Pompili, responsabile del progetto per Sintesi – e i primi 100 euro sono rimborsati da Spes, quindi per le associazioni più semplici il primo anno e mezzo è gratis”.

Nella categoria interessata rientrano, dal 2013, anche le associazioni di promozione sociale, sportive, dilettantistiche e dei centri sportivi. C'è poi il capitolo delle associazioni di volontariato di protezione civile, i cui rischi operativi sono generalmente alti (come nei casi di alluvioni o terremoti), la cui gestione è stata affidata alle regioni, con grandi ritardi, spesso per mancanza di fondi. “Il legislatore dovrebbe fare pace con il cervello – commenta Razzano –, è assurdo imporre costi ad associazioni che forniscono dei servizi essenziali, cerchiamo di adattare i dettami di una legge complessa al variegato mondo del volontariato”.

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