Adriano, da piccolo paziente a musicista volontario in corsia
ROMA – “Musicista in corsia”, così gli piace definirsi. Perché la musica e l'ospedale sono una costante della sua vita, fin da quando era piccolo. “Sono entrato in ospedale ad 8 anni e già suonavo la chitarra. Poi, durante i miei lunghi ricoveri, ho avuto la fortuna di avere un maestro di musica, che era chitarrista. E così, in ospedale, oltre a curarmi diventavo musicista”.
-E il percorso è stato lungo, per Adriano Marstrolorenzo, che oggi ha 24 anni e da 6 frequenta il Bambin Gesù non più come paziente, ma come volontario. “In realtà devo ancora curarmi, ma la fase acuta dei 14 anni è superata e ormai la malattia è in remissione. Ho avuto delle lunghissime degenze al Bambin Gesù, tutta la mia famiglia si è dovuta trasferire a Roma dalla Basilicata. Ho vissuto tanto l'ospedale, con le sue cose brutte ma, per fortuna, anche le sue cose belle”.
Tra queste, certamente, la scuola in ospedale e la ludoteca. “Oggi, grazie all'aiuto dei volontari che allora mi sono stati vicini, riesco a ricordare soprattutto le cose belle. Ed è quello che spero di rendere possibile, soprattutto con la musica, ai bambini che stanno vivendo ora la mia stessa esperienza”.
Sì, perché uscendo finalmente dal “tunnel”, Adriano non si è chiuso la porta dell'ospedale dietro le spalle: anzi, la riapre due volte a settimane, per trascorrere un'intera mattinata, e a volte anche parte del pomeriggio, accanto a questi bambini e alle loro famiglie, per “provare a restituire almeno in parte quello che qui ho ricevuto. E a insegnare ciò che qui ho imparato”.
La musica, per lui, non è solo la grande passione, o il sogno nel cassetto: è molto di più, è la bacchetta magica con cui i bambini non solo ritrovano il sorriso e la fiducia, ma migliorano perfino le loro condizioni fisiche. E con quella bacchetta magica Adriano dona momenti di gioia e di serenità a chi vive nel dolore e nell'angoscia. Insieme alla folta squadra di volontari che ogni giorno popolano i corridoi e le corsie dell'ospedale, Adriano affianca medici e infermieri nella difficile, complicatissima impresa di far passare la paura e rendere più tollerabile il dolore. “ Io frequento sopratutto il reparto di cardiologia e qui gli effetti benefici della musica sono tangibili: il ritmo cardiaco che questi bambini raggiungono quando suono è simile solo a quello che hanno mentre dormono. C'è una piccola, in particolare, che ha un problema molto serio e trascorre qui lunghi periodi: lei si tranquillizza solo quando suono un certo pezzo di Vivaldi”.
Per questi bambini, però, Adriano non si limita a suonare. “Cerco di insegnar loro la musica, perché mi piace pensare che, ogni volta che tornano in ospedale, sappiano che non vengono qui solo per curarsi, ma anche per imparare a suonare”. Per questo, organizza laboratori in corsia. E in ludoteca ha creato un vero e proprio angolo musicale, dotato di strumenti a disposizione di tutti i bambini. “Giorni fa mi ha chiamato un medico in reparto, chiedendomi di andare subito perché c'era una ragazza di 13 anni molto brava con la chitarra. Abbiamo suonato insieme, è stato bellissimo e lei stava meglio: la musica compie sempre questa magia". Anche per le medicazioni più dolorose, o la somministrazione delle terapie più fastidiose, Adriano cerca di essere presente con la sua musica: “così i bambini si distraggono e accettano tutto più facilmente. La musica ha un potere incredibile nell'abbassamento della tensione e dello stress. Per questo non rinuncio a venire qui, due giorni a settimana e a volte anche di più. Non è sempre facile conciliare questo grosso impegno con lo studio e il lavoro: sto per diplomarmi in conservatorio, insegno in una scuola di musica e ho anche diversi alunni privati. Poi naturalmente studio, compongo e suono. Ma preferisco avere una vita a tetris, piuttosto che smettere di portare a questi bambini quello che ho di più bello".
E così, tramite Adriano e gli amici che a volte lo accompagnano e lo aiutano con i loro strumenti, l'ospedale si sta riempiendo di musica: i laboratori, i concerti improvvisati, le suonate accanto ai letti, gli eventi periodici e addirittura la "Giornata della musica", ogni due mesi, nel parco antistante la ludoteca. "Ho iniziato a proporre la musica come semplice momento di ascolto, ora faccio veri e propri corsi e stiamo arrivando a registrare, sia in ludoteca che in corsia. Ultimamente stiamo facendo un esperimento, insieme a un'altra volontaria: io faccio comporre e registrare delle musiche ad alcuni bambini, lei fa ascoltare ad altri piccoli pazienti, che le trasformano in disegni. Il risultato è incredibile: tramite l'arte, i bambini riescono a esprimere e comunicare tante loro emozioni".
Adriano non ha certo bisogno di un corso, per imparare ad avvicinarsi alle famiglie: "da ex paziente, mi sento ben preparato dal punto di vista umano! Però il corso appena avviato dall'ospedale lo frequento lo stesso, perché credo che possa aiutarmi a far sempre meglio. Mi aiuta però sopratutto il ricordo di come stavano i miei genitori, quando io stavo male: è quello che ho sempre presente, quando mi avvicino alle famiglie". Per questo, Adriano cerca di offrire la sua musica anche ai genitori: "Do sempre uno strumento anche a loro, quando suono con i bambini. Tra l'altro, vedere il papà o la mamma suonare fa molto bene ai piccoli pazienti, che si sentono rassicurati. Anche se accade spesso che il bambino vada a tempo e il genitore no! Sto insegnando chitarra anche a un papà, che ha la sua piccola ricoverata qui da quasi due anni. In una situazione del genere, so bene che i genitori rischiano di uscire matti. E per il padre, prendere la chitarra in mano e strimpellare qualcosa è non solo un modo per staccare la testa, ma anche per dare un'impressione di normalità, anche se sembra una follia". E' la straordinaria follia di suonare e cantare in un ospedale, con bambini sofferenti e genitori terrorizzati: la magica follia del giovane "musicista in corsia". Del piccolo paziente di un tempo che, oggi musicista, regala note e accordi che sanno di speranza. (Chiara Ludovisi)