Affido condiviso, la mobilitazione delle donne per il ritiro del ddl Pillon
BOLOGNA – “È un attacco alle donne e ai bambini, alle loro conquiste e ai loro diritti”. Giulia Sudano di Orlando associazione di donne riassume così le critiche al ddl Pillon. Critiche dure, che hanno convinto oltre 20 associazioni bolognesi, soprattutto di donne, a scendere in piazza per chiederne il ritiro. L’appuntamento è per sabato 29 settembre alle 10.30 in piazza Nettuno: una manifestazione trasversale, eterogenea, senza bandiere né simboli per evitare qualsiasi tipo di strumentalizzazione.
È l’avvocato Marta Tricarico del Gruppo giustizia Udi a mettere in fila quelli che ritiene essere i principali punti critici del ddl in Commissione giustizia del Senato: "L’obbligo di rivolgersi a proprie spese al mediatore familiare per poter procedere con la separazione; l’obbligo di avere anche un coordinatore e un piano genitoriale stabilito dal giudice; l’obbligo di doppio domicilio; il pagamento dell’affitto da parte del genitore che rimane nella casa familiare al genitore proprietario; la cancellazione dell’assegno di mantenimento; l’obbligo per i figli dei separati a 18 anni di intervenire in giudizio per ottenere il diritto al proprio mantenimento e a 25 anni la perdita di tale diritto, anche se stanno studiando". E ancora: “Il ddl introduce la sindrome da alienazione parentale, priva di qualsiasi fondamento scientifico e giuridico che comporta la possibilità di perdere la propria responsabilità genitoriale se il figlio si rifiuta di vedere l’altro genitore – continua Tricarico, che aggiunge – È necessario che la violenza domestica sia sistematica per essere condannata e le pene relative sono state diminuite di un anno. Il ddl vìola anche la Convenzione di Istanbul e disincentiva le donne a uscire dalla violenza domestica”.
“La bigenitorialità non è il diritto contro cui ci scagliamo – specifica Sudano –, ma la pretendiamo a monte, non a valle. Che si parta dal congedo parentale anche per gli uomini, dalla parità salariale e dalla parità di carriera, non che la si chiami in causa solo quando ci si separa”.
Anna Saffi della Cgil di Bologna mette l’accento sull’aspetto economico che vede, nella stragrande maggioranza dei casi, le donne in una posizione di inferiorità: “Lo dimostrano le statistiche: chi si separa è a rischio povertà, e quasi sempre si tratta di donne, considerato che, appunto, la parità salariale non esiste. È evidente la situazione di disuguaglianza: questo ddl disincentiva le donne che vogliono uscire da una relazione, anzi le punisce”.
Disincentivare una donna intenzionata a uscire da una relazione è ancora più pericoloso se la relazione è violenta: è questo quello che sottolineano molte della associazioni che scenderanno in piazza. “L’obbligo di mediazione cancella i diritti delle donne a fare emergere la violenza – denuncia Laura Saracino della Casa delle Donne –. Le donne vittime devono potersi rivolgere direttamente a un giudice”. Le fanno eco Mirna Boncina di Sos Donna e Katia Graziosi di Udi Bologna: “Il ddl Pillon bastona le donne straniere, spingendole ai margini. A queste condizioni, chi tra loro avrà la forza e il coraggio di chiedere la separazione?”.
“Contestiamo anche il fatto che un tema così delicato sia stato portato direttamente in commissione in sede redigente, bypassando la discussione parlamentare e, di conseguenza, anche quella tra i cittadini”, attacca Saffi. Il ddl, come detto, è in Commissione redigente: ciò significa che arriverà all'esame dell'Aula di Palazzo Madama solamente per il voto finale, mentre l'impianto di tutti gli articoli sarà studiato e approvato in Commissione. “Per questo - dice - ci appelliamo ai componenti della Commissione, solo loro possono fermarlo. Abbiamo chiesto diverse audizioni per raccontare la realtà, fin qui ignorata – annuncia Sudano, che conclude – Questa riforma è contenuta nel contratto di governo Lega-Movimento 5 Stelle: noi chiediamo alle parlamentari dei due gruppi di provare ad applicarla alla loro vita, per comprenderne le conseguenze”. (Ambra Notari)