26 maggio 2016 ore: 13:00
Famiglia

Anziani e demenza, si ammala di più chi ha percezione negativa di sé

Dallo studio “My Mind” finanziato da ministero della Salute e Regione Marche ricadute positive per il Sistema sanitario nazionale e per la gestione della persona nel suo ambito familiare e sociale
Alzheimer, collage di foto che mostra degenerazione, demenza

ROMA - L’obiettivo è quello di valutare gli effetti di interventi di training cognitivo in un gruppo di persone anziane con diverso status cognitivo (soggetti sani, soggetti con deterioramento cognitivo lieve e soggetti con demenza di Alzheimer di tipo lieve-moderato): lo studio My Mind” Project: the effects of cognitive training for elderly, presentato ieri e finanziato nel 2012 dal ministero della Salute e dalla Regione Marche, ha coinvolto per un periodo di tre anni più di 300 persone over 65 con l'obiettivo di sperimentare l'effetto di un programma di allenamento mentale. Tra gli obiettivi secondari del progetto, c’è anche la valutazione degli effetti del training cognitivo sull’umore e sullo stato psicologico dei partecipanti. Tra gli aspetti segnalati dai ricercatori, quello legato alla “percezione di sé”: affermano infatti che “i soggetti che hanno una percezione negativa delle proprie funzioni cognitive (disturbo soggettivo di memoria) hanno maggiore probabilità di ammalarsi di demenza a distanza di qualche anno rispetto a chi non ce l’ha. Il nostro intervento ha avuto effetto positivo su tale percezione e ciò può portare ad una riduzione dei soggetti che svilupperanno demenza”. E aggiungono: “Lo studio longitudinale che stiamo ancora analizzando statisticamente ci darà un’indicazione in merito”.

Si stima che i risultati dello studio, presentato nella sua interezza ieri a Fermo, siano di rilevante interesse anche per la programmazione del Servizio sanitario nazionale e che abbia ricadute significative anche sul piano sociale.  “Il fine –spiegano i ricercatori - è di predisporre strategie non farmacologiche e programmi rivolti alla salute degli anziani atti alla riabilitazione e al mantenimento delle funzioni cognitive nel tempo, alla prevenzione del disturbo cognitivo e al miglioramento in ambito affettivo e psicologico (tono dell'umore, stato di stress percepito, benessere, metamemoria)”. Importante, quindi, l’effetto a livello di gestione della persona nell’ambito familiare e sociale di riferimento.  

“L’insegnamento di metodologie per il miglioramento di processi cognitivi risulterà essere uno strumento utilizzabile e generalizzabile anche al di fuori dell’intervento di training – precisano gli autori del progetto -. Potranno essere individuati corretti programmi di stile di vita per soggetti anziani, analizzando le relazioni esistenti tra gli aspetti studiati. Ciò potrebbe avere importanti ricadute per il Servizio Sanitario Nazionale, in particolare per la riduzione dei costi legati al deficit cognitivo, quali quelli medici, sociali ed economici come ospedalizzazione e uso di farmaci”. Si prevede la massima disseminazione dei risultati in ambito scientifico, tramite pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali, comunicazioni orali, organizzazione meeting e produzione di opuscoli informativi che siano utili agli anziani, agli operatori medici e sanitari e all'intera comunità. (ep)

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