Babbo Natale esiste ed è un volontario di Padova
PADOVA - Babbo Natale esiste, almeno a Padova. È un po’ più giovane di come lo si immagina e ha iniziato a portare doni in giro per la città soltanto da una decina anni. Si chiama Alessio Gobbis, ha 38 anni e di mestiere fa il consulente finanziario. Quando arriva il mese di dicembre, però, la sua vita cambia radicalmente: casa sua si riempie di pacchi, cioccolatini, giocattoli e fiocchi. Via giacca e cravatta, i suoi abiti si tingono di rosso e il suo volto viene avvolto da una soffice e enorme barba bianca. Niente renne e soprattutto nessun camino da cui passare di notte per portare i doni: il suo giro per la città di Padova avviene alla luce del sole e in posti ben determinati, ovvero le residenze per anziani e i reparti di pediatria degli ospedali della provincia patavina.
Quella di Alessio è la storia di un volontariato nuovo, al singolare. Slegato da organizzazioni strutturate, siano esse locali, nazionali o persino internazionali. Un Babbo Natale che porta un sorriso e un regalo ad anziani e bambini nato da un’esperienza personale e portata avanti senza sosta fino ad oggi, per ben diedi anni. Basta cercare su Facebook la sua pagina social “Ale il Babbo Natale” per vederlo in azione. E il suo impegno è stato anche una delle esperienze di volontariato premiate nei giorni scorsi dal Csv di Padova con il Premio Gattamelata 2018, un riconoscimento che il Centro di servizio per il volontariato assegna dal 2005 a quanti si sono distinti per il loro impegno in azioni di solidarietà.
Tutto nasce dall’incontro con una zia lontana in una residenza per anziani. “Avevo 28 anni - racconta Gobbis -. Con i miei familiari sono andato a trovare una zia di mia madre. L’avevo vista poche volte, come accade con quei parenti che non vedi mai per diverse ragioni”. Una visita natalizia che ha cambiato la vita di Alessio. “Era la prima volta che accedevo in una struttura per anziani - racconta -. Anche se c’ero stato altre volte, avevo visto solo i saloni dove c’è comunque un clima di festa nel periodo natalizio. La zia era in reparto e mi aveva fatto molta tristezza. Non c’era musica, non c’erano addobbi, non c’era personale. Una desolazione”. Così, parlando col caposala della struttura, è arrivata un’idea semplice: tornare a far visita alla zia, ma con un dono per il Natale. E perché no, anche per i vicini di stanza. “L’idea è nata da questa occasione - racconta Alessio -. Allora, invece di andare vestito normalmente, ho iniziato ad andarci vestito da Babbo Natale; invece di andare senza musica, mi sono portato qualcuno che suonava la chitarra; invece di prendere due cioccolatini, ho iniziato a contattare i grossisti”.
Quest’anno sono quasi 2mila i cioccolatini che Alessio porterà in giro per la città e al suo fianco, come al solito, amici, parenti e la fidanzata. “I primi anni veniva con me mio fratello - racconta -. Poi i volumi hanno iniziato ad essere importanti e in queste settimane casa mia diventa un po’ un magazzino. Inizio a scartare gli scatoloni e imballare sacchetti più piccoli. Faccio un’operazione di confezionamento e la casa si riempie di fiocchi. Ogni tanto mi accompagna anche mio padre, perché non riesco a guidare vestito da Babbo Natale. E poi c’è la mia fidanzata che mi accompagna vestita da elfo”. Alessio, tuttavia, ha iniziato tutto da solo. Come spiega sulla sua pagina social, “non ci sono passaggi intermedi o complesse burocrazie che talvolta fanno temere che gli aiuti non arrivino a destinazione”, spiega. “Io personalmente raccolgo le donazioni, ed io personalmente vado ad acquistare i dolci e cioccolatini, i giochi, i gingilli e i peluche che io personalmente consegno agli anziani ed ai bambini durante le mie visite”. Inizialmente, Alessio aveva provato a cercare qualche organizzazione che facesse quel che aveva in mente, ma attraverso le strutture aveva sempre avuto risposte vaghe. Così ha tagliato la testa al toro, ha acquistato un vestito da Babbo Natale e si è messo all’opera. “Nelle strutture ci sono gli operatori interni, gli animatori - racconta Alessio - e nel periodo natalizio è anche giusto che vadano in ferie. Nelle pediatrie, invece, io ci vado il 25 e quel giorno gli operatori, che sono lì tutto l’anno, sono in ferie. E allora ci sono io”.
Non è stato semplice farsi conoscere dalle strutture della provincia, ma neanche impossibile. “Oggi a Padova le strutture appartengono ad alcuni grandi gruppi - racconta -, per cui contattando la sede centrale ti danno l’autorizzazione ad accedere anche alle succursali. Ti chiedono chi sei, cosa fai e come mai lo fai. Quest’anno ho dovuto consegnare anche i miei carichi pendenti: vogliono vedere fedina penale pulita e devono assolutamente essere certi della persona”. Una volta risolte le questioni burocratiche, Babbo Natale arriva sul serio. “Porto con me delle ceste di vimini con cioccolatini, biscotti e doni e ho un sacco rosso pieno di peluche. Ogni anno cerco di prendere qualcosa che possa essere appoggiato al comodino o appeso ai portaflebo o al letto, perché molti di quelli che incontro sono allettati”. Al suo arrivo, gioiscono tutti. “È sempre stata una cosa molto apprezzata - racconta Alessio -, soprattutto perché non è una cosa costruita. Colpisce la semplicità di questa azione”. E sono soprattutto gli anziani a godere di questa inaspettata presenza natalizia. “Tante volte non parlano con nessuno - racconta Alessio -. Ho trovato anche anziani con gli occhi talmente chiusi che avevano le croste. Probabilmente non li aprivano da giorni. Quello che cerco di donare a loro, a parte il gesto, è il mio tempo. Rimanere lì a parlare un po’. E così mi raccontano dei figli, dei parenti. Sarà questo, sarà la magia del Natale, ma molte persone mi riconoscono e reagiscono. Anche agli occhi degli operatori è una cosa incredibile”. Nonostante alla fine Alessio non sia stato mai davvero solo in questa esperienza, da quest’anno, ha fondato anche una vera e propria associazione: “Ale il Babbo Natale”. “Ho fatto tutti i documenti nel mese di luglio - racconta -. Questo è il primo Natale che faccio come associazione. La voglia di fare c’è, i miei amici e la mia ragazza mi danno una mano ogni anno e mi son detto ‘facciamolo’. E così ho iniziato questo percorso che ha portato alla nascita dell’associazione. Un percorso che ci permetterà anche di ottenere donazioni da parte di enti. Per farlo bisogna essere strutturati”. Fino ad oggi, infatti, il progetto è andato avanti principalmente mediante autofinanziamento e contributi donati da amici e sostenitori, ma la voglia di fare di Alessio è contagiosa e il progetto sta raggiungendo sempre più strutture.
Non è sempre rose e fiori, ci tiene a precisare Alessio. “Devi anche fare il conto con situazioni difficili - racconta -. In questi anni è successo raramente, ma ho ricevuto anche dei morsi, qualche sputo, qualcuno si spaventa. Non sanno chi sei e cosa fai”. Negli anni, poi, l’impegno è diventato sempre più grande, ma Alessio non ha mai battuto ciglio. “Faccio tante date, tante tappe e vedo tante persone - racconta -. Sono sacrifici e la fatica si sente. Poi quest’anno abbiamo anche una pressione burocratica che gli altri anni non avevo, ma è talmente grande quello ricevo dagli altri… Spesso senti dire ai volontari che è un’esperienza che ti dà tanto. È proprio vero. Arrivi a casa portandoti dietro il ricordo di persone che da settimane non ridevano e io le ho dato un sorriso. Sono cose che ti danno una soddisfazione immensa. Quando ti chiedi: oggi che cosa ho fatto? A fine giornata sai che che sei riuscito a fare qualcosa per quelle persone. Lo faccio per questo”.(ga)