Bologna, aprono 2 empori solidali. I primi utenti? 50 possessori di social card
BOLOGNA – I primi utenti degli Empori solidali di via Capo di Lucca 37 e di via Abba 28 saranno le prime 50 famiglie a cui è stata consegnata la social card: un centinaio di punti al mese – per un equivalente di 100/120 euro, a seconda della composizione del nucleo familiare – da spendere in beni alimentari per una durata massima di un anno (6 mesi più 6 mesi, a metà del progetto si controllerà che i requisiti di partenza siano ancora soddisfatti). Gli empori apriranno i battenti tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre: “Queste strutture sono speciali – commenta orgogliosa Amelia Frascaroli, assessore comunale al Welfare e grandissima promotrice dell’iniziativa –, perché vanno a inserirsi in un progetto molto più ampio, quello delle Case Zanardi. E, soprattutto, realizzano la filosofia che sta dietro al progetto social card: un programma di accompagnamento a tutto tondo. Ovviamente, le famiglie che potranno comprare agli empori solidali non potranno spendere i soldi della social card in alimenti, ma destinarli al pagamento delle utenze o ai libri scolastici”.
boxMarket, laboratori, orti e vivai urbani, percorsi di formazione, tirocini e inserimenti lavorativi: le Case Zanardi sono spazi sparsi in città per rispondere alla povertà e all’impoverimento: “8 sono già attive, già partiti anche 13 laboratori. Abbiamo consegnato 220 social card alle famiglie in difficoltà – continua Frascaroli –: in 105 casi i membri entrano in corsi di formazione professionale, e 50 hanno la possibilità di fare spesa agli empori solidali. E non si tratta che di un inizio: lavoriamo per servire un numero sempre crescente di nuclei. Lo faremo mano a mano che aumenteranno le forniture”. Forniture al momento donate da Coop Adriatica, Conad e Granarolo, ma che cresceranno grazie a collette alimentari, donazioni personali e a una campagna di crowdfunding civico (tutti possono donare quanto desiderano dal sito www.casezanardi.it).
In via Capo di Lucca, l’emporio è a fianco di una bottega di biciclette, una sala per riunione e un laboratorio culturale, in via Abba ci sono anche un laboratorio di sartoria, uno spazio baratto, uno spazio-bimbi e uno sportello lavoro. Non solo: si sta lavorando alla possibilità di collocare in entrambe le strutture un punto di ascolto rivolto a chi, ancora, non può usufruirne, “perché questo è un progetto strutturale, non assistenziale”, ribadisce l’assessore comunale. Le fa eco Teresa Marzocchi, assessore regionale alle Politiche sociali: “Vogliamo aiutare le fasce più deboli della società e le famiglie che vanno via via impoverendosi non facendo loro la carità, ma dando loro dignità e rendendoli protagonisti. Serve una politica con l’anima, e per farla servono istituzioni con l’anima”.
Gli empori di via Capo di Lucca e via Abba si sostengono grazie al lavoro volontario di oltre 50 cittadini: età media, 40 anni. “E il reclutamento non è ancora finito, proseguirà fino a Natale”, spiega Cinzia Migani di VolaBO, il centro servizi per il volontariato della provincia di Bologna. “Le idee di Francesco Zanardi, a cui queste strutture sono dedicate, sono ancora attualissime – commenta il sindaco Virginio Merola –, perché oggi come allora è giusto che tutti i cittadini si diano da fare anche nelle situazioni più difficili, come sono stati questi ultimi 7 anni. Bologna è una città umana: dobbiamo promuovere questi luoghi di cittadinanza attiva, perché sono il nostro futuro”.
Gli empori solidali bolognesi vanno ad aggiungersi ai 4 già presenti in Regione: nel 2010, il primo nacque a Parma; nel 2013 è stata la volta di Portobello a Modena; nel 2014 l’idea sbarca contemporaneamente a Sassuolo e a Imola. (ambra notari)